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Ferruccio Vendramini – Tutela e autotutela degli emigranti tra Otto e Novecento. Il segretariato dell’emigrazione di Belluno – 2002

Ferruccio Vendramini
Belluno, Comunità Montana Bellunese-Associazione Bellunesi nel Mondo, pp. 263, s

Anno di pubblicazione: 2002

Si tratta di uno studio molto accurato sull’attività del Segretariato dell’emigrazione temporanea di Belluno, attivo nel primo Novecento nel solco delle iniziative dell’Umanitaria di Milano. Il Segretariato è un esempio di patronato laico, sperimentato nelle montagne bellunesi sullo stesso terreno ampiamente battuto in campo nazionale dai cattolici Scalabriniani e dall’opera assistenziale del vescovo Bonomelli. I rapporti con la Società Umanitaria, tra Otto e Novecento, ne fanno un capitolo dell’iniziativa sociale del riformismo socialista, che rifiuta la carità paternalistica e pelosa, ma non si limita ad una pura azione di denuncia. Collaborando, infatti, con i governi giolittiani in tema di emigrazione, l’attività dei Segretariati si attira i sospetti e gli strali dei socialisti intransigenti.
L’indagine, ben documentata, si avvale di fonti archivistiche, di uno scandaglio sistematico della stampa locale e soprattutto delle relazioni annuali del Segretariato di Belluno (dal 1904 al conflitto mondiale), che vengono pubblicate per esteso nell’appendice documentaria (pp. 183-263). L’azione del Segretariato e più in generale la vicenda migratoria vengono contestualizzate, inquadrandole nell’ambiente politico e sociale di un’area periferica dal tardo Ottocento al primo dopoguerra. Sicché il volume, esaminando anche le origini del movimento democratico e socialista e le dinamiche sociali e politiche del primo decennio del Novecento, si presenta anche come uno studio di storia locale.
L’emigrazione bellunese, animata da manovali, artigiani ambulanti, boscaioli, ecc., si dirigeva prevalentemente, sin dal tardo Ottocento, nei paesi transalpini (Austria, Germania, Svizzera e Francia). Ma qualche volta gli emigranti si dirigevano pure in luoghi più eccentrici, come in Slavonia, o addirittura (è il caso dei boscaioli) in Transilvania o in Calabria. L’intera vicenda migratoria è illustrata anche da un pregevolissimo, e talora suggestivo, apparato iconografico, che affianca efficacemente il testo e finisce col fare del volume una sorta di libro-catalogo dell’esperienza migratoria bellunese.

Vittorio Cappelli