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Filippo De Pieri – Il controllo improbabile. Progetti urbani, burocrazie, decisioni in una città capitale dell’Ottocento – 2005

Filippo De Pieri
Milano, Franco Angeli, pp. 207, euro 22,00

Anno di pubblicazione: 2005

Un libro molto interessante, questo di De Pieri, in un settore di studi, quello della storia urbana, che in Italia sembra attraversare una sorta di crisi di identità. Negli ultimi anni, infatti, lo scambio tra storici e architetti-urbanisti appare essersi ulteriormente ristretto, privando spesso la storia delle città di quell’interdisciplinarietà indispensabile per maturare nuove suggestioni interpretative. Non è il caso di De Pieri, docente di Storia dell’urbanistica al Politecnico di Torino e uno dei più attivi studiosi dello sviluppo urbano ottocentesco e novecentesco, che in questo volume si propone di analizzare ?il rapporto fra burocrazie, regole, procedure, formazione delle decisioni sulla città? (p. 12) a Torino nel periodo compreso tra la Restaurazione e l’Unità d’Italia. Un oggetto di studio molto complesso, come si vede, ben definito però in una densa introduzione dove l’autore indica con chiarezza, oltre a metodologie e fonti, anche l’obiettivo finale della sua ricerca: evidenziare ?una serie di distanze?, tra ?il modo in cui il governo urbano viene pensato e le pratiche attraverso cui una città viene governata?, tra ?la rappresentazione che viene data di alcune burocrazie e le forme della loro organizzazione e del loro funzionamento?, tra ?sistemi di regole codificate e logiche, equilibri, pressioni che spingono la costruzione sociale dello spazio in altre direzioni? (p. 25). A questo scopo il libro è diviso in due parti. Nella prima sono ricostruiti origine e formazione degli organismi burocratici destinati al controllo dello sviluppo della città. Nella seconda, invece, è analizzata in dettaglio una vicenda esemplare per cogliere appunto lo scarto esistente tra la formalizzazione dei processi decisionali e la prassi del governo urbano: ossia l’elaborazione e l’approvazione dei piani di ampliamento a Porta Nuova, Porta Susa e Vanchiglia (1851-52).
Pur immergendosi all’interno di una minuziosa storia politico-amministrativa, De Pieri è abile a non perdere di vista il suo obiettivo finale, ad annodare i legami con il contesto più generale, a suggerire una lettura sociale e culturale più articolata di molte scelte urbanistiche interpretate spesso in passato soltanto come esiti di conflitti tra interessi economici. Il risultato è un libro metodologicamente molto rigoroso, ben informato sulla più recente produzione storiografica italiana e straniera, che pone una premessa significativa per una reinterpretazione dello sviluppo urbano della Torino preunitaria, assai poco coincidente con l’immagine di un processo burocraticamente lineare e razionalmente evidente. Un’ulteriore conferma all’idea che il ruolo della contrattazione, come strumento di interpretazione delle regole, rappresenti uno dei temi più fecondi per intraprendere una nuova riflessione sui caratteri della città ottocentesca e sulla natura dei suoi processi di modernizzazione.

Francesco Bartolini