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Fiorella Imprenti – Operaie e socialismo. Milano, le leghe femminili, la Camera del Lavoro (1891-1918) – 2007

Fiorella Imprenti
Milano, FrancoAngeli, 304 pp., Euro 23,00

Anno di pubblicazione: 2007

Il volume ricostruisce, con precisione e vivacità, la vicenda delle leghe femminili milanesi tra fine ‘800 e prima guerra mondiale. Come avverte l’a. «Questo lavoro pone l’attenzione su alcuni aspetti inediti del sindacalismo italiano tra Otto e Novecento: la presenza delle donne nel movimento operaio, il loro ingresso nelle organizzazioni di categoria e lo sviluppo delle leghe femminili, nell’intreccio dei rapporti tra operaie e istituzioni sindacali locali e nazionali» (p. 11).Ci viene così restituito un mondo del lavoro composito, per settori e per sessi, nella Milano che si avvia a diventare capitale industriale d’Italia. Protagoniste del volume sono le operaie delle manifatture maggiori, tessitrici e tabaccaie, ma anche le lavoranti delle confezioni e delle sartorie, le cucitrici di biancheria, le cravattaie e le orlatrici di calzature. L’a. ci mostra come queste lavoratrici riuscirono ad organizzarsi in leghe e a promuovere agitazioni, ottenendo anche alcuni successi. Dal confronto tra leghe femminili e miste, emerge come nelle prime le operaie poterono elaborare rivendicazioni basate sulle loro particolari esigenze e connotate da istanze emancipazioniste. Nelle leghe miste difficilmente le loro richieste erano accolte nelle piattaforme sindacali, e le donne erano escluse dalle cariche sociali. Le leghe femminili mostrarono capacità di lotta, espressero leader di prestigio, ed ottennero il sostegno della Camera del Lavoro, che ne incluse un piccolo numero nei suoi organismi dirigenti. Ancor più importante fu il rapporto con le associazioni emancipazioniste, e in particolare con le donne socialiste.Il lavoro di Imprenti copre un vuoto solo in parte colmato dalle pubblicazioni su donne e sindacato, in occasione del centenario della CGIL, poco interessate a queste prime lotte. Ed è proprio nella ricostruzione delle agitazioni, dei legami tra lavoratrici e dirigenti e dei rapporti col femminismo socialista che l’a. raggiunge i migliori risultati. Mentre forse avrebbe meritato maggiore considerazione il mutare nei decenni della situazione industriale – preminenza della metallurgica e meccanica a danno del tessile – e della mentalità della classe operaia, nella quale i migliori redditi delle fasce professionali maschili diffondevano un modello di domesticità femminile. Una maggiore attenzione alla storiografia estera, soprattutto francese ed anglosassone, che già ci offre letture di genere nel mondo del lavoro e nel movimento sindacale, avrebbe arricchito quest’aspetto della trattazione, così come l’analisi dei rapporti tra lavoratrici e sindacato. Queste osservazioni non diminuiscono il merito del volume: l’averci dimostrato l’esistenza di un protagonismo rivendicativo femminile nel mondo del lavoro operaio, per anni dimenticato e persino negato da buona parte della storiografia italiana.

Laura Savelli