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Folco Cimagalli – Identità socioculturale e mitologie della purezza. Funzioni politiche delle categorie simboliche: il caso del ventennio fascista – 2002

Folco Cimagalli
Milano, Franco Angeli, pp. 208, euro 17,00

Anno di pubblicazione: 2002

Nella prima parte del lavoro vengono illustrati modelli di interpretazione basati sulla categoria puro/impuro da parte di sociologi e antropologi nell’età contemporanea, una rassegna che comprende anche lo studio storico di Bruno Wanroji. La seconda parte del volume tenta di applicate la dicotomia concettuale puro/impuro al regime fascista nell’intento di mostrare, attraverso l’analisi di un caso empirico, le relazioni tra forme di potere e configurazioni simboliche. A questo scopo sulla base dell’analisi di fonti a stampa coeve e servendosi della principale letteratura storiografica, l’autore ricostruisce gli elementi costitutivi dell’apparato ideologico-simbolico del fascismo, riletto attraverso la griglia interpretativa della dicotomia puro/impuro. Lo studio sottolinea il ruolo simbolico che il sangue e il sacrificio esercitano nel sistema di rappresentazioni simboliche del fascismo e mette in luce come il discorso politico del regime tenda a costruire una forma di controllo autoritario sulle manifestazioni simboliche legate al corpo. A partire dall’analisi del discorso politico sulla grande guerra, la ricerca affronta i nodi della politica familiare e del ruolo femminile, i simbolismi legati al corpo e la svolta razzista. La ricostruzione offre elementi di indubbio interesse e non si può negare che, su punti specifici, la griglia interpretativa basata sulla dicotomia puro/impuro appaia convincente. Segnalo, per esempio, le pagine che ricostruiscono la vicenda di Girolimoni. In generale, però, l’obiettivo di leggere la storia del regime nel suo complesso con questa chiave di lettura suscita qualche riserva suggerendo un ulteriore approfondimento dell’analisi, per esempio attraverso una riflessione sul concetto di potere politico e sul suo effettivo funzionamento. Infatti la ricostruzione dell’ideologia del regime sembra tenere in scarso conto, da un lato, la sedimentazione temporale e, dall’altro, l’articolazione di posizioni all’interno dello schieramento culturale filofascista. La retorica mussoliniana del periodo bellico, per esempio, era debitrice di metafore e temi nati in altri contesti e, solo in alcuni casi ? il futurismo ? condivisi anche da settori della cultura che sono confluiti poi nel fascismo, mantenendo peraltro una distanza dagli orientamenti tradizionalistici filofascisti. L’apparato ideologico del regime si andò costruendo attingendo a fonti diverse, ma conservando, nel complesso, una dialettica interna che contrapponeva per esempio il tradizionalismo arcaicizzante e antimoderno a tendenze modernizzatrici, contrapposizione di cui rimase traccia anche negli anni Trenta quando l’accentuarsi del controllo propagandistico produsse un apparato ideologico e simbolico , almeno esteriormente, più omogeneo.

Stefano Cavazza