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Francesca Cavarocchi – Avanguardie dello spirito. Il fascismo e la propaganda culturale all’estero – 2010

Francesca Cavarocchi
Roma, Carocci, 295 pp., € 25,00

Anno di pubblicazione: 2010

Il dibattito sulla politica estera fascista si è sviluppato soprattutto sul versante diplomatico e politico, con interpretazioni spesso contrastanti delle strategie internazionali del regime. Questo libro ricostruisce il tragitto della diplomazia culturale «parallela» fascista che, grazie a una rete di dirigenti dei Fasci, insegnanti, giornalisti, addetti commerciali, studenti, impresari d’arte e produttori cinematografici, servì il progetto di esportazione del fascismo. Attraverso uno spoglio meticoloso di archivi pubblici e privati, l’a. esplora le idee e i movimenti culturali che influenzarono le scelte internazionali del regime. L’analisi della propaganda imperialista del fascismo, con le sue derive anti-francesi, anti-americane e anti-britanniche, si muove su diversi piani: quello del dibattito sull’espansione culturale all’estero, delle istituzioni che ne furono all’origine e degli strumenti utilizzati dal regime fuori d’Italia. Il dibattito interno al regime, in linea con la fascistizzazione della politica estera dalla seconda metà degli anni ’20, considerò l’emigrazione italiana come una risorsa da sfruttare all’interno della politica di potenza, rivendicando una rottura con le politiche dell’età liberale. Ne emerge una retorica della nazione che echeggia quella del nazionalismo antiliberale, ma anche la visione dell’emigrante come sfruttato e portatore della civiltà nel mondo. Diversamente dai governi precedenti e seguenti, il fascismo avviò una battaglia contro l’assimilazione alle società straniere, in cui l’attaccamento alla patria era anche rifiuto di prender parte attiva alla vita del paese ospitante, rifiuto alimentato da esortazioni agli italiani a non sposare donne straniere, non consumare merce straniera ed educare i figli nelle scuole italiane, creando quindi piccole patrie fasciste, cittadelle sotto assedio interne alle società ospitanti. Il «fascismo universale» è qui considerato solo una variante, seppure significativa, del dibattito, e un aspetto che iniziò a tramontare a metà degli anni ’30, con la guerra d’Etiopia e la necessità di stabilire un primato latino rispetto ai fascismi a nord delle Alpi. Elementi di discontinuità con l’Italia liberale furono istituzioni come i Fasci all’estero, che rappresentavano al tempo stesso l’estensione del Partito fuori d’Italia e le esigenze della nuova politica estera. Le diramazioni giovanili, femminili, universitarie, corporative e dopolavoristiche dei Fasci andavano incontro al duplice obiettivo di trasformare le piccole Italie in micro-nazioni fasciste e di influenzare l’opinione pubblica straniera. Se questo libro offre una visione d’insieme delle idee e delle istituzioni del fascismo all’estero, esso suggerisce anche la necessità di nuovi studi che ne seguano i rispettivi tragitti: come si evolve, per esempio, l’ideologia dei movimenti universitari o femminili la cui missione era l’esportazione del fascismo? Non si trovano semplificazioni in questo studio stimolante, che non si accontenta di esaminare idee e organizzazioni ma ne verifica l’impatto sulle diverse realtà geo-politiche. La complessa parabola del consenso è vista alla luce di progetti ambiziosi ma portati a termine solo in maniera parziale.

Claudia Baldoli