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Francesca Pelini (a cura di) – Le radici della resistenza. Donne e guerra, donne in guerra – 2005

Francesca Pelini (a cura di)
Pisa, Plus, pp. 94+DVD (regia di Francesco Andreotti), euro 10,00

Anno di pubblicazione: 2005

Il volume, snello ma denso e stimolante, comprende saggi di Giovanna Procacci, Gabriella Gribaudi, Anna Bravo, Francesca Pelini, Francesca Bruni, Ugo Fusani, Giovanna Bernardini, Isa Zanzanaini.
Il 7 luglio 1944 il comando territoriale tedesco ordinava lo sgombero di tutta la città di Carrara, un provvedimento che avrebbe significato, per la popolazione civile, l’emigrazione forzata senza alcuna assistenza verso la pianura padana. L’11 luglio 1944 una manifestazione di donne di Carrara e Massa provocava la revoca di quel provvedimento. L’episodio rappresenta uno dei fondamenti dell’identità antifascista nella zona, ed è stato prevalentemente letto come manifestazione dell’alto livello di efficienza raggiunto dalle organizzazioni antifasciste, in particolare dal CLN e dai Gruppi di difesa della donna.
La ricerca, diretta da Francesca Pelini (prematuramente scomparsa nell’agosto 2005), della quale il volume rende conto, tende felicemente a complicare il quadro. Nella rivolta delle donne a Piazza delle Erbe (la sede storica del mercato, dalla quale partì il corteo delle donne) confluì non solo l’attività organizzativa di gruppi antifascisti, ma anche la spontanea opposizione delle donne a ordini che tagliavano alla base le radici della comunità. In essa si rileva perciò sia una matura coscienza antifascista, sia un nuovo protagonismo femminile, proprio dei tempi di guerra, sul quale si soffermano i saggi di Giovanna Procacci e Gabriella Gribaudi. Scrive a tal proposito con grande efficacia Francesca Pelini che il rovesciamento delle ceste di frutta e verdura, segnale di inizio della manifestazione, avendo il valore simbolico di ?una ribellione alla vocazione tradizionalmente associata alla donna di responsabile del cibo e di garante della sopravvivenza della propria famiglia [?] rispecchia la volontà delle donne di promuoversi a un nuovo ruolo, a un’assunzione più consapevole e perciò più intensamente politica di inedite responsabilità nella sfera pubblica? (p. 47). L’episodio rappresenta perciò lo spunto per una riflessione del concetto di resistenza in direzione di una sua ampia declinazione, che comprenda tutte le forme di disobbedienza, resistenza civile, riduzione del danno, manutenzione della vita, concetti sui quali si sofferma con grande acume Anna Bravo. Sempre Francesca Pelini scrive che ?soltanto l’affermazione della categoria di resistenza civile può fare giustizia [dell’]identificazione della resistenza con l’uso, prevalentemente maschile, delle armi [?] che esclude gli altri soggetti disobbedienti dal cerchio dell’eroismo? (p. 54).
La ricerca è stata condotta su fonti archivistiche (locali e dell’ACS) e su fonti orali (56 interviste filmate a donne protagoniste dell’episodio o semplicemente testimoni delle loro esperienze nel corso della guerra, come spiega nel suo saggio Giovanna Bernardini): il bel DVD allegato dimostra quale capacità euristica ? e anche emotivamente coinvolgente ? abbiano queste ultime quando condotte con professionalità e confrontate a un più ampio corpo archivistico.

Paolo Pezzino