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Francesca Somenzari – I prigionieri tedeschi in mano statunitense in Germania (1945-47) – 2011

Francesca Somenzari
Torino, Zamorani, 169 pp., Euro 24,00

Anno di pubblicazione: 2011

Questo volume è il frutto di un lavoro di ricerca che l’a., giovane collaboratrice del Dipartimento di Storia dell’Università di Torino, sta portando avanti ormai da diversi anni. Protagonisti dello studio sono i prigionieri di guerra tedeschi rimasti in mano statunitense alla fine della seconda guerra mondiale. Si tratta di una vicenda di grande interesse, perché questi militari non solo sono prigionieri di un esercito sconfitto, ma sono anche soldati di uno Stato che in quel momento non esiste più.Grazie a una notevole mole documentaria rintracciata presso gli archivi tedeschi, statunitensi e svizzeri, l’a. ha ricostruito questa complessa vicenda focalizzando le diverse emergenze che le forze alleate si trovarono a fronteggiare subito dopo la capitolazione del Terzo Reich e la prioritaria – quanto parallela – questione dei diversi milioni di profughi e senza tetto presenti in quel momento sul territorio tedesco. Il lavoro parte dalla ricostruzione delle politiche programmate dai vertici americani, verificandone poi la loro concreta realizzazione in Germania. Allo stesso tempo, attraverso un dialogo costante con la letteratura scientifica sull’argomento, viene delineato l’atteggiamento statunitense verso la Germania al termine della guerra, facendo emergere complesse questioni come quella della fraternizzazione tra tedeschi e americani e quella relativa all’individuazione dei nazisti.L’intera vicenda viene affrontata attraverso una struttura diacronica che segnala le varie fasi della gestione dell’emergenza-prigionieri tedeschi da parte delle autorità militari a stelle e strisce: dall’analisi del caso che vede coinvolti più di un milione e mezzo di militari, non considerati prigionieri di guerra ma «GermanDisarmedForcesPersonnel», si passa a quello del pessimo trattamento riservato ai prigionieri alloggiati nei campi di transito temporanei e alla difficile situazione in cui si trovano nei mesi successivi gli oltre 600.000 uomini ceduti in custodia alle autorità francesi, fino ad arrivare ai campi permanenti costituiti dagli americani a partire dall’autunno del 1945, dove gli ex soldati di Hitler avevano un trattamento senza dubbio migliore. Infine c’è spazio anche per una comparazione con il trattamento subito dai militari tedeschi detenuti negli Stati Uniti.Come tutti gli studi che affrontano complessivamente esperienze di prigionia di guerra, risulta difficoltoso individuare uno specifico approccio che lo caratterizzi; piuttosto, attraverso un’esposizione molto chiara, l’a. affronta una tematica che si fa apprezzare sotto diversi punti di vista: storia delle transizioni, storia diplomatica, storia militare, storia sociale e storia delle mentalità. Si tratta dunque di un libro stimolante che offre agli studiosi italiani l’opportunità di confrontarsi con il caso tedesco, che resta, ai fini della comparazione con il crollo e la successiva transizione nel nostro paese tra il 1943 e il 1948, uno dei casi, se non il caso, più interessante.

Mario De Prospo