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Francesco Benvenuti – Lenin, la Prussia e l’America – 2003

Francesco Benvenuti
Bologna, Pàtron, pp. 143, euro 10,00

Anno di pubblicazione: 2003

Il volume di Francesco Benvenuti colma un’importante lacuna negli studi sul pensiero e sull’attività politica di Lenin, rappresentata dal tema delle alternative di sviluppo storico della Russia. Largamente sottovalutato anche dai biografi, questo tema riveste invece, come Benvenuti argomenta in modo convincente, un ruolo cruciale per comprendere l’evoluzione del leader bolscevico. È noto che Lenin doveva piegare l’analisi marxista della transizione russa verso un’economia capitalistica, da lui intrapresa negli anni Novanta del XIX secolo, a una tesi politica radicale, contrapposta all’ortodossia evoluzionista della Seconda Internazionale: sarebbero state le classi lavoratrici ad assolvere il ruolo progressivo che altrove era stato proprio delle borghesie, volgendo la Rivoluzione russa in una rivoluzione socialista malgrado l’arretratezza del paese. L’autore sostiene che il percorso di Lenin verso un simile approdo fu molto più tormentato e incerto di quanto si sia ritenuto, e ne sottolinea l’originale retroterra intellettuale. Prima dello scoppio della guerra mondiale, Lenin intessé parte essenziale delle proprie riflessioni sui modelli proposti dall’esperienza storica europea e americana quali vie possibili che la modernizzazione della Russia avrebbe dovuto percorrere. Particolare spazio egli dedicò a un’analisi realistica della ?via prussiana? alla liquidazione dell’eredità dell’antico regime e alla modernizzazione capitalistica, governata dalle classi dirigenti tradizionali. Un’eventualità che era per lui da scongiurare in Russia, perché avrebbe ostacolato il ruolo delle classi lavoratrici, in favore di una via di sviluppo più aperta e democratica: una ?via americana?, che avrebbe prefigurato un esito sociale e politico diverso, una rivoluzione contadina a guida operaia. Negli scritti di Lenin questa alternativa si presentò in una forma contraddittoria e tormentata, proprio perché la seconda ?via? gli appariva al tempo stesso più auspicabile e meno verosimile. Ciò indica, nondimeno, una tensione intellettuale in grado di cogliere alcune delle sensibili differenziazioni esistenti nelle società capitalistiche dell’epoca, e di vedere le diverse conseguenze che ne potevano derivare per il movimento operaio e socialista. Questa capacità di svolgere un’analisi differenziata doveva invece dissolversi con gli anni della guerra mondiale. È questo uno dei punti di maggiore interesse della ricostruzione di Benvenuti: la svolta e la radicalizzazione politica di Lenin provocata dalla guerra. Fu allora che si affermò decisamente nel suo pensiero una concezione indifferenziata dei paesi a economia capitalistica, accomunati nel giudizio sommario di una fine delle prospettive storiche dell’epoca borghese. Così l’arretratezza della Russia divenne una virtù e un’occasione, invece di costituire un ritardo da colmare seguendo una delle esperienze storiche già tracciate dalla civilizzazione del XIX secolo: conseguentemente, la visione radicale del passaggio diretto a una rivoluzione socialista si assolutizzò. Era il prologo per imboccare una strada senza ritorno, che avrebbe portato la Russia fuori dagli orizzonti storici cui lo stesso Lenin si era rivolto.

Silvio Pons