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Francesco Cassata, Giovanna D’Amico, Giovanni Villari (a cura di) – Il libro dei deportati, vol. I, I deportati politici 1943-1945 – 2009

Francesco Cassata, Giovanna D’Amico, Giovanni Villari (a cura di)
Milano, Mursia, 3 tomi, 2552 pp., Euro 120,00

Anno di pubblicazione: 2009

Il libro «è» 23.826 schede biografiche, ricche di dati provenienti da una messe di ricerche in archivi italiani e tedeschi e in parte anche dal lavoro pioneristico di Italo Tibaldi. Il lavoro è eccellente. Come sempre in questi casi vi sono alcune lacune, segnalate dagli stessi curatori; esse però sono secondarie. La paziente ricerca documentaria nominativa (inusuale nel nostro panorama di ambiziosi pressapochismi) ha consentito di elencare pressoché tutti i deportati politici (non quindi i deportati per motivi razziali, né gli internati militari), fornire per ciascuno un corredo di dati personali (le donne erano meno del 7 per cento), ricostruire per gran parte di essi i trasferimenti all’interno del sistema dei Konzentrationslager (KL), accertare per quasi tutti il destino finale (i morti furono 10.129).La ricerca ha considerato solo le persone «de-portate» oltre il confine storico italiano; non comprende quindi gli internati uccisi o rimasti vivi nei campi di Gries-Bolzano e della Risiera di San Sabba. Ciò è corretto. Condivido anche l’inserimento di jugoslavi di incerta nazionalità italiana e l’inserimento degli italiani arrestati fuori d’Italia dopo l’8 settembre 1943, ma non la scelta di comprendere 75 italiani arrestati fuori d’Italia tra il 1937 e l’estate 1943: di là dal piccolo numero, ciò fa pesare troppo l’approccio «italiani in KL» a danno dell’approccio «arrestati nella RSI e deportati». La giusta necessità di rapportarsi al lavoro di Tibaldi penalizza alquanto l’immediatezza dei profili biografici.La costruzione di una così ricca banca dati nominativa consente un’intensa generazione di dati particolareggiati: il 33 per cento dei deportati era nato nel 1920-1926; le province più toccate dagli arresti furono quelle della Adriatisches Küstenland e subito dopo Milano; il numero più alto di arresti si ebbe nel marzo 1944; i KL di maggior destinazione furono Dachau e Mauthausen; il tasso di sopravvivenza fu più alto tra i nati nel 1928-1929 e fu inferiore al 50 per cento tra i nati nell’800; le morti furono percentualmente più elevate a Mauthausen (55 per cento), Bergen Belsen e Neuengamme. Quanto ai deportati ebrei, il gruppo di lavoro e il Cdec hanno raggiunto una buona intesa su come trattare le persone connesse a entrambi i gruppi (antifascisti ebrei arrestati e talora anche deportati solo come politici, ebrei erroneamente classificati politici dall’ufficio matricola di un Lager, ecc.).La ricostruzione della storia della deportazione politica è affidata al secondo volume, nel 2010. Ma vorrei tornare a ripetere che già questo lungo elenco qui recensito è contemporaneamente narrazione storica, risultato di una ricerca storica, base dati per ulteriori ricerche e interpretazioni storiche. Ed è episodio storico anche il fatto che la sua realizzazione non sia avvenuta decenni fa, ad iniziativa di uno Stato consapevole e memore.

Michele Sarfatti