Cerca

Francesco Codello – ?La buona educazione?. Esperienze libertarie e teorie anarchiche in Europa da Godwin a Neill – 2005

Francesco Codello
Milano, Franco Angeli, pp. 700, euro 42,00

Anno di pubblicazione: 2005

Tra le proposte politiche emerse dalla modernità quella anarchica sembra aver conservato più di altre un collegamento forte con l’ethos rivoluzionario: per la fede nella palingenesi sociale sovversiva di buona parte dei militanti da metà ‘800 a metà ‘900; per le eruzioni di violenza spontanea (simbolica e rituale), di orientamento millenaristico, che hanno punteggiato il percorso della tradizione; per il ruolo che giocano nell’immaginario contemporaneo insurrezionalisti, Black Bloc e casseurs vari, che a tale tradizione si richiamano. Ma l’anarchismo, come altri paradigmi politici del moderno, è una galassia dalle articolazioni molteplici: se da un lato ha piantato salde radici nel modello rivoluzionario, dall’altro è stato tra i suoi primi critici, rivelandone vizi e pericoli. La buona educazione si concentra appunto su una delle correnti anarchiche maggiormente avverse al concetto ?classico’ di rivoluzione. L’educazionismo si struttura infatti come una strada alternativa per la società libera. Gli educatori anarchici sperano di formare l’individuo ?antiautoritario?, capace di fondere istanze di libertà e di eguaglianza e di attivare mente e corpo armoniosamente, con un’equa fusione di attività intellettuali e manuali. Hanno quindi sviluppato, nel corso di più di un secolo, tecniche pedagogiche e strumenti didattici spesso ripresi da altri pedagogisti e altre correnti: universalità del sapere, educazione integrale, parità ?morale? tra docenti e studenti, incoraggiamento dell’espressione individuale. La ricostruzione di Codello è di grande respiro. Le sue linee di ricerca sono sostanzialmente inedite e delineano un percorso di assoluto rilievo per quanto riguarda profondità e ampiezza di trattazione. Nella prima parte del testo si affrontano le teorie pedagogiche di Godwin, Proudhon, Bakunin, Kropotkin e Reclus, inserendole nel contesto delle loro elaborazioni più generali; nella seconda si offre la cronaca e la storia delle sperimentazioni pratiche, sottolineando le differenze nelle matrici e negli orientamenti culturali (il razionalismo positivistico della ?Scuola moderna? di Francisco Ferrer, l’enfasi sull’educazione integrale nella Cempuis di Paul Robin, l’impostazione postfreudiana nella Summerhill di Alexander Neill). L’analisi di Codello enuclea un preciso momento di passaggio: mette cioè in luce come la teoria anarchica si faccia, nel quotidiano (e nella storia), esperimento libertario, pratica meno ?dottrinaria?, aperta nei confronti dei contesti, attenta alle diverse forme del possibile. È un passaggio che l’autore dà quasi per scontato; ed è un peccato, perché tale snodo sembra un’efficace cartina di tornasole per comprendere il rapporto tendenzialmente problematico tra una teoria orientata al superamento dell’esistente e una pratica ?migliorista? che nell’esistente ricerca spazi e sopravvivenza. Negli argomenti della Buona educazione sembra cioè di cogliere una ricezione non abbastanza critica delle interpretazioni prevalenti nella storiografia libertaria, che a tratti portano forse Codello a sottovalutare le aporie che contraddistinguono anche un pensiero ricco quanto quello anarchico.

Pietro Adamo