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Francesco Erbani – Uno strano italiano. Antonio Iannello e lo scempio dell’ambiente – 2002

Francesco Erbani
Roma-Bari, Laterza, pp. 146, euro 12,00

Anno di pubblicazione: 2002

Dalle prosopografie seriali alla psicostoria, la biografia è già da alcuni decenni oggetto di nuove e più sofisticate problematizzazioni. Ciò che emerge con evidenza è un rinnovato interesse per i personaggi minori, poco visibili, ma che hanno svolto un ruolo nelle istituzioni e nella società, che sono stati ?classe dirigente?. Ed è all’interno di questo orientamento storiografico che si colloca questo libro. Noto nel mondo del giornalismo ed ai lettori di la Repubblica come attento e raffinato redattore culturale, Francesco Erbani si cimenta qui in un ampio saggio storico sulla vita di Antonio Iannello, architetto napoletano, di matrice laica e repubblicana, per molti anni presidente di Italia Nostra.
Si tratta di un uomo non sempre noto al grande pubblico, che ha svolto nelle istituzioni pubbliche e nelle associazioni un’azione dura ed infaticabile in nome della legalità e dell’ambientalismo. Un’azione intensa che si snoda nel corso di quasi quarant’anni e che riesce attraverso dure battaglie giudiziarie e di opinione a far veicolare i grandi problemi di Napoli in una parte del mondo politico ed intellettuale locale e nazionale: la speculazione edilizia ed il dissesto idrogeologico, l’inquinamento del Golfo e la distruzione delle coste, i problemi del centro storico, la lotta contro l’abusivismo ed i condoni, la questione di Bagnoli, e così via. La sua azione, tuttavia, travalica i confini ristretti dell’ambiente partenopeo. Egli si confronta con questioni e problemi di portata nazionale. Tra i suoi contributi più significativi in questa direzione, vi è la stesura ? con Paolo Maddalena ? della legge Galasso, approvata nell’agosto del 1985. Una legge che, in linea con la tradizione giuridica italiana, afferma e regolamenta un principio di tutela di ampie porzioni di territorio di particolare valore ambientale e paesaggistico.
Uno dei meriti del racconto di Erbani è di non limitarsi ad una immagine impressionistica, a una narrazione rigidamente deterministica della vita di Iannello e del suo ruolo nella storia d’Italia. Egli al contrario tenta di coglierne gli aspetti conflittuali e contraddittori, il ruolo dei vincoli e dei limitati spazi di intervento: le battaglie intraprese e mai vinte, le difficoltà caratteriali, il rapporto problematico con il partito comunista, l’inadeguatezza all’esercizio del potere, un’inguaribile tendenza all’individualismo. Non si può, tuttavia, non riconoscere che all’opera di Antonio Iannello è legata la formazione di una coscienza ambientale nuova e consapevole dei problemi relativi alla difesa del patrimonio culturale ed ambientale. Egli è stato protagonista di quel pezzo della cultura del territorio che ha lavorato alla costruzione di un ambientalismo più maturo, non meramente estetico, ma più attento alla definizione di un modello di sviluppo non dissipativo, alla ricerca di un equilibrio meno distruttivo tra attività produttive e risorse naturali. Un filone culturale che si materializza nella rete di rapporti e di relazioni che Iannello tesse con pazienza e costanza nel corso degli anni: da Antonio Cederna a Vezio De Lucia, da Elena Croce a Giuseppe Galasso, da Giorgio Ruffolo, ad Antonio Bassanini, a Stefano Rodotà ed a molti altri ancora.

Gabriella Corona