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Francesco Forte – L’economia liberale di Luigi Einaudi. Saggi – 2009

Francesco Forte
Firenze, Leo S. Olschki, XVIII-370 pp., Euro 41,00

Anno di pubblicazione: 2009

Nell’ultimo decennio il liberalismo di Luigi Einaudi ha riconquistato l’attenzione degli studiosi di varie discipline. La nuova fatica di Francesco Forte, che si inserisce in questo trend ormai consolidato, mira alla ricostruzione di alcuni aspetti cruciali del pensiero economico einaudiano, compito facilitato dal fatto che l’a., successore dello stesso Einaudi alla cattedra di Scienza delle finanze dell’Ateneo torinese, può vantare una quasi cinquantennale frequentazione con esso, come mostrano i saggi raccolti nel volume.Al centro dell’indagine di Forte si trova il tentativo di portare alla luce il modello di economia pubblica delineato dallo statista piemontese. E ciò costituisce già di per sé motivo di grande interesse: se è infatti nota l’influenza di Einaudi e della scuola italiana sull’elaborazione dei teorici della Public choice, a partire da J.M. Buchanan, altro è reinterpretare alla luce di essa il liberalismo einaudiano. Il percorso di Forte, peraltro, si snoda attraverso territori talvolta poco esplorati, il che stimola ulteriormente la curiosità del lettore.Procediamo con ordine. Forte prende le mosse dall’inattualità del pensiero – non solo economico – di Einaudi, che in effetti in Italia non ha vantato numerosi discepoli; d’altra parte, come ben mostrato nella prima parte del libro, sin dai primi passi nel mondo accademico Einaudi prese a combattere battaglie «scomode», influendo comunque fortemente sulla formazione di giovani studiosi del calibro di Gino Borgatta, Mauro Fasiani, Piero Sraffa e molti altri. Al centro della speculazione einaudiana stava la ricerca della migliore cornice per la libertà economica, generata dal giusto equilibrio tra Stato e mercato. Questo disegno – cui Forte dedica la parte centrale del volume – si snodò lungo almeno tre direttrici: finanza pubblica ispirata al modello dello «Stato cooperativo», nel quale le imposte costituiscono il prezzo pagato per l’erogazione dei servizi pubblici; ricerca della «ottima imposta», ossia conforme al mercato e non penalizzante per i contribuenti; politica economica improntata agli «interventi conformi», vale a dire rispettosi dell’economia di concorrenza.Sull’ultimo punto l’a. ritorna anche nella terza parte, facendo dialogare Einaudi con Benedetto Croce e Wilhelm Röpke, nonché mettendo in luce la sua strenua opposizione al fenomeno del monopolio, sia in ambito produttivo che nel campo dei servizi pubblici – un interessante capitolo tratta infatti della visione einaudiana della scuola. Chiude infine il volume una stimolante sezione dedicata, a fianco della riflessione sulla moneta, alla visione del federalismo europeo e dell’economia dei mercati globali sviluppata da Einaudi a partire dagli anni ’30; analisi che lo pone al fianco dello stesso Röpke, di Hayek e di Robbins tra i profeti di un sistema economico all’interno del quale la creatività degli individui potesse avere la meglio sulle diseguaglianze di partenza dovute a ragioni di nascita e di status. Ed è forse questo, in ultima istanza, il messaggio più vitale del magistero economico di Luigi Einaudi.

Alberto Giordano