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Francesco Gaudioso – Brigantaggio, repressione e pentitismo nel Mezzogiorno preunitario – 2002

Francesco Gaudioso
Galatina (Le), Congedo Editore, pp. 255, euro 18,00

Anno di pubblicazione: 2002

La disamina delle vicende del brigantaggio soprattutto calabrese viene effettuata da Gaudioso mediante una fitta narrazione degli eventi, e in uno stile vivace, capace anche di concedere qualcosa ? quand’è necessario, visto l’argomento ? al colore, al macabro, al contesto culturale che fa da corona alla ferocia degli eventi e dei personaggi sul versante delle bande brigantesche, su quello delle comunità, su quello delle istituzioni. Il volume si divide in due parti di lunghezza approssimativamente uguale: la prima, relativa al decennio francese; la seconda, relativa all’età della Restaurazione e che giunge sino agli ultimi anni del Regno borbonico. Segue un’appendice documentaria.
Le due parti risultano ben distinte e separate per il tipo di oggetto. La prima racconta in effetti una guerra, e sceglie conseguentemente di privilegiarne le motivazioni politiche. La stessa nozione di brigante appare qui dettata da elaborazione propagandistica dei ?patrioti? filo-francesi, legata a un tentativo di radicale delegittimazione dell’avversario (pp. 17-8), studiata per tenere insieme la ribellione legittimista, peraltro continuamente supportata dalla Sicilia ad opera di inglesi e borbonici, e la sua sedimentazione banditesca. Nell’età della Restaurazione, di cui tratta la seconda parte del volume, la dimensione degli eventi è molto meno drammatica, e per quanto nel ’20-21 e nel ’48-49 il problema si presenti ancora come ancorato alla grande politica, mi sembra che esso vada più collegato a un problema organico di tutela dell’ordine pubblico nelle campagne che viene più che altro acuito dalle emergenze rivoluzionarie.
La distinzione tra le due parti attiene anche alla metodologia del lavoro storiografico di Gaudioso. Nella prima l’autore si lascia andare a una narrazione affascinante, anche se del tutto dipendente da fonti secondarie, ed in particolare da cronache coeve o immediatamente successive rispetto alle quali mi sembra che non sempre l’analisi proceda con le dovute prudenze filologiche: possono essere indicative le furibonde critiche formulate nel 1835 dal generale Manhes, feroce eroe della repressione murattiana, nei confronti di Pietro Colletta, per le ?menzogne grossolane? scritte nella sua Storia del regno di Napoli proprio relativamente alle modalità della repressione gestita dal generale (cfr. la polemica alle pp. 82-3). Per il controllo della validità della letteratura di cui si avvale, forse al lavoro di Gaudioso sarebbe giovato uno scavo documentario, quanto meno per campioni, che per altro io non so quanto sia praticabile. Di materiali legislativi e di ordinanze l’autore comunque egregiamente si serve, soprattutto nella seconda parte, meno drammatica nell’argomento ma più solida nel metodo.

Salvatore Lupo