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Francesco Guida – La Russia e l’Europa centro-orientale 1815-1914 – 2003

Francesco Guida
Roma, Carocci, pp.127, euro 8,50

Anno di pubblicazione: 2003

Guida è uno dei nostri migliori specialisti dei Balcani, in particolare della Bulgaria, nonché dei loro rapporti con l’Italia e col suo Risorgimento. Rispondendo probabilmente ad un invito (gli editori si sono innamorati di libretti che non possono soddisfare nessun criterio, né rispondere ad alcuna esigenza) egli ha accettato di trattare in poche pagine la storia dell’Europa centro-orientale dal 1815 al 1914. Una missione quasi impossibile, affrontata però con passione e nobilitata dal patrimonio di conoscenze di cui si diceva.
Le pagine più belle sono perciò quelle dedicate ai Balcani, e alle relazioni col moto nazionale italiano. La teoria delle ?masse fluttuanti? avanzata dal serbo Cvij? per spiegare quello che accadeva in Macedonia, la cui popolazione slava poteva diventare tanto serba che bulgara a seconda delle influenze cui era sottoposta, o le note sul contributo polacco alla nascita del concetto di ?lotta di popolo?, poi ripreso da Mazzini e divenuto una delle categorie chiave del XX secolo, sono solo due esempi delle cose interessanti di cui il libro è ricco. Ed è bello ricordare i volontari italiani e polacchi che combatterono con Kossuth, o il ruolo giocato nell’insurrezione polacca del 1863 da chi aveva comandato le truppe siciliane insorte contro i Borboni nel 1849.
L’impianto del libro, su cinque sezioni (Dopo il congresso di Vienna; Imperi multietnici e Stati nazionali; Un’altra Europa; Albori di una nuova epoca; Verso la guerra europea), è solido. Meno convincente è invece la decisione di puntare, con così poco spazio a disposizione, a una ricostruzione spesso cronologica, invece che alla discussione dei problemi che hanno contraddistinto l’area, problemi che compaiono a volte sotto forma di dibattiti ormai risolti in modo diverso che nel passato (i contadini russi non si impoverirono dopo il 1861, l’industrializzazione zarista di inizio Novecento fu veloce, non lenta, ecc.). Né convince la scelta, forse dettata dall’editore, di ispirarsi, anche nella bibliografia ai contributi, per la verità scarsi e talvolta poco convincenti, della storiografia italiana.
Il problema maggiore riguarda però gli inevitabili ?buchi’ aperti dalla decisione, pur coraggiosa, di coprire nel modo in cui si diceva un’area tanto vasta. L’Impero russo (quasi sempre Russia, e senza Kappeler nella bibliografia), appare spesso sub specie balcanica. Poco viene detto della questione religiosa, e di quella ebraica in particolare, poco sulle minoranze e i processi della loro progressiva e multiforme ?riduzione?, poco o nulla su Baltico, Ucraina e Bielorussia ecc.
Vi sono infine questioni, che il poco spazio lascia aperte. Per fare qualche esempio: chi faceva parte del ?gregge? ottomano, i soli sudditi cristiani o anche i musulmani? È possibile tradurre la narodnost’ di Uvarov con nazionalità? L’Impero asburgico degli anni Sessanta era davvero ?rispettoso? delle realtà etniche? Come e con che frequenza la comune rurale russa redistribuiva le terra? Cos’era il ?ernyj peredel, la ripartizione egualitaria delle terre sognata dai contadini? In che senso la Chiesa uniate aveva a che fare con i polacchi?

Andrea Graziosi