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Francesco Michele Stabile – Giovanni Blandini. Dal neoguelfismo al cattolicesimo sociale – 2002

Francesco Michele Stabile
Caltanissetta-Roma, Salvatore Sciascia Editore, pp. 185, euro 11,50

Anno di pubblicazione: 2002

Il volume ricostruisce la biografia di Giovanni Blandini (1832-1913) vescovo di Noto per quasi trentotto anni, a partire dal giugno 1875 fino al gennaio 1913. Una delle figure di spicco della chiesa siciliana che ? questa la tesi centrale dell’autore ? ha avuto una sua unitarietà (pastorale e politica) nel percorso che lo ha visto contribuire al passaggio dall’antico regime al nuovo stato liberale. La ricerca è parte di un lavoro collettivo ruotato attorno ad un convegno di studi per i 150 anni della diocesi (gli atti del convegno non sono ancora stati pubblicati).
Blandini si forma nel contesto religioso del neoguelfismo siciliano della prima metà dell’Ottocento e troverà nella dimensione sociale (soprattutto nella Rerum novarum di Leone XIII) il suo naturale riferimento, sia per la sua mai sopita passione civile e sia per il suo messaggio evangelico.
Dietro il percorso apparentemente lineare e coerente del vescovo di Noto, si aprono spiragli e squarci sulle contraddizioni e le scelte del cattolicesimo italiano tra Otto e Novecento. L’autore richiama più volte l’unitarietà del processo di modernizzazione che ha coinvolto la chiesa siciliana e il peso di particolarismi e localismi che ne hanno condizionato sviluppi e approdi.
Nei momenti di scontro e di scelta la figura del vescovo di Noto riflette le ansie e le difficoltà del cattolicesimo post unitario: Blandini ha una personalità molto forte e Stabile la ricostruisce con attenzione, ricorrendo spesso a una documentazione archivistica preziosa.
La diocesi è segnata dalla dialettica post unitaria: il conflitto tra modello istituzionale inglese e ?soluzione francese? che sembra prevalere dopo il 1860; lo schematismo che accompagna i processi di secolarizzazione ricondotti a fenomeni di massoneria o alla crescita preoccupante dei movimenti socialisti.
I comportamenti politico-elettorali (talvolta troppo compressi nella trama narrativa) sono lo specchio delle contraddizioni della chiesa. Una difficoltà dichiarata a fare i conti con la dimensione politica emersa dopo l’unità e condizionata dal formarsi del movimento intransigente. Il vescovo difende il non expedit fino a quando è possibile, indicandolo come premessa ad una partecipazione futura più consapevole (un partito conservatore?). Nel suo lungo episcopato il terreno privilegiato rimane quello dell’impegno locale che non entra in rotta di collisione con i divieti pontifici e permette la valorizzazione della dimensione sociale. La diocesi rimane in bilico tra ?Religione e Patria? (giornale con cui sin dal 1860 i cattolici siciliani avevano aperto il dialogo con la modernità). L’età giolittiana segna uno spartiacque. L’invito a Romolo Murri per le assise dell’Opera dei Congressi (dicembre 1903) sembra aprire la strada al dialogo, a quella che Blandini definisce ?soluzione pacifica?. Ma nello spazio breve di alcuni anni prevale la linea ufficiale e anche il vescovo di Noto sostiene la condanna anti modernista. In questo contesto il riferimento al ?modello di Sturzo? diventa un percorso per uscire ?dal disorientamento e dalla contrapposizione? che rischiavano di condizionare il messaggio della diocesi.

Umberto Gentiloni