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Francesco Michele Stabile – I Consoli di Dio. Vescovi e politica in Sicilia (1953-1963) – 1999

Francesco Michele Stabile
Sciascia, Caltanissetta-Roma

Anno di pubblicazione: 1999

Quest’ultima fatica di Francesco Michele Stabile, sacerdote e storico formatosi alla Pontificia Università Gregoriana sotto la guida di Giacomo Martina, segna un’altra tappa del suo ormai ventennale percorso di riflessione e ricerca sulla storia della chiesa siciliana. In nove capitoli densi di nomi, fatti e situazioni, con stile asciutto e scorrevole, per niente viziato dall’ampia dose di citazioni documentarie, il lettore viene introdotto abilmente al farsi concreto, quotidiano, dell’intervento dei vescovi nella vita politica dell’isola, lungo il decennio che va dal 1953 al 1963.
Protagonisti del libro sono quindi i vescovi, convinti di essere in grado di guidare e scandire non solo i ritmi e le forme della vita religiosa, ma anche i processi di cambiamento della società e di evoluzione della politica, incarnando come “consoli di Dio” sia la potestà religiosa che quella civile. L’intento dell’a. è allora quello di passare al setaccio questo impegno “politico”, illustrandone le nefaste ricadute sul piano della storia non solo religiosa dell’isola, per spiegarne l’amaro fallimento nei termini di una progressiva ridefinizione dei rapporti tra la gerarchia e la Dc, con il crescente distacco tra le indicazioni e le volontà della prima e le scelte della seconda.
Il libro è pienamente riuscito. Da un lato grazie ad una solida base documentaria (le carte del cardinale Ruffini, arcivescovo di Palermo e carismatico primate della chiesa dell’isola; quelle della Conferenza Episcopale Siciliana e della Cei) integrata con lo spoglio attento dei quotidiani dell’epoca e l’ampio utilizzo della bibliografia di riferimento. Dall’altro in virtù di un approccio analitico bipolare, ricco di spunti originali, in base al quale i contorni di ogni singolo avvenimento vengono definiti mediante il continuo rimando tra Roma e Palermo, tra il cardinale Ruffini e il Sant’Uffizio, tra la segreteria nazionale della Dc e i leaders del partito in Sicilia.
L’analisi risulta così ancora più lucida, quasi avvincente, mai neutrale: traspare a più riprese la partecipazione personale dell’a., il suo sentirsi più o meno simpatetico con questo o quel protagonista. Nelle continue e ripetute sottolineature della incapacità dei vescovi dell’isola di sganciarsi da schemi mentali e criteri di analisi insufficienti e superati. Nel descrivere con un pizzico di rammarico il fallimento della parentesi milazzista e del progetto politico della Unione Siciliana Cristiano-Sociale, viste come ultima vera occasione di fare della scelta autonomista il traino di una trasformazione sociale e culturale dell’isola. E soprattutto, alla fine, nella indicazione delle carenze dell’atteggiamento tenuto dal cardinale Ruffini sulla questione mafiosa, argomento che diventa la cartina di tornasole del fallimento di un intero progetto ecclesiale e pastorale.

Gianluca Fulvetti