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Francesco Petrotta – Politica e mafia a Piana dei Greci da Giolitti a Mussolini – 2001

Francesco Petrotta
Presentazione di Antonino Di Lorenzo, Prefazione di Luciano Violante, Palermo, L

Anno di pubblicazione: 2001

Francesco Petrotta focalizza la sua attenzione su quella parabola cronologica ? per certi versi singolare ? lungo la quale è possibile cogliere la presenza infaticabile in diversi municipi siciliani di ferventi socialisti, che in taluni contesti si trovano a fronteggiare la potenza sfuggente ma sempre pericolosa di organizzazioni mafiose. Le vicende di Piana dei Greci (denominata Piana degli Albanesi dal 1939) offrono in tal senso spunti interessanti, in un quadro caratterizzato da specificità proprie: innanzitutto l’area si identifica grazie all’esistenza dell’antico insediamento albanese; in secondo luogo, per molti anni, il paese costituisce una ?cittadella del socialismo? che si incunea entro quella zona dell’isola delimitata a nord da Palermo e a sud da Corleone e Prizzi. Ci troviamo, dunque, nel cuore della Sicilia mafiosa. La presenza di gruppi criminali a Piana nei primi anni del Novecento (con l’affiliazione dei fratelli Cuccia, Tommaso Matranga e Giuseppe Riolo) si inserisce in un ambito territoriale caratterizzato da elementi di autentica partecipazione popolare alla vita politica, grazie all’incessante attività condotta da Nicola Barbato, che sin da 1896 si mobilita per organizzare il partito socialista. In tutta l’area si consolidano in quegli anni diverse cooperative agricole, circoli femminili, la Camera del Lavoro. Non possiamo dunque immaginare un contesto che in qualche modo favorisca la diffusione delle cosche mafiose. Queste ultime finiscono piuttosto con il confliggere con alcuni esponenti socialisti quando si accende la lotta politica nel maggio 1914: in quel mese viene trucidato Mariano Barbato, ?anima? del locale partito socialista. Dopo quel delitto, i dirigenti del partito non si sposteranno più senza un servizio di protezione, organizzato dai compagni. Ai socialisti di Piana, tuttavia, Petrotta attribuisce un atteggiamento contraddittorio nei confronti della mafia, poiché dopo il 1915 costoro sembrano dividersi tra quanti propugnano la lotta contro la criminalità e altri che invocano la necessità di convivere con essa per salvaguardare il movimento contadino. Nel 1921, viene così ucciso Vito Stassi Carusci, rappresentante dell’ala intransigente del partito socialista che rifiutava ogni compromesso con la mafia. L’istaurarsi del fascismo mostra infine le tante facce del rapporto tra potere politico e organizzazioni mafiose. Nelle battute iniziali, afferma Petrotta, il regime tollera la criminalità e l’affermazione di uomini discussi come il capomafia Francesco Cuccia eletto sindaco di Piana nel 1922. In seguito, Mussolini cercherà di sbarazzarsi delle presenze più ingombranti, come lo stesso Cuccia arrestato nel 1924. La seconda metà degli anni venti vede così la stagione dei processi contro diversi mafiosi. Essa però si chiuderà bruscamente dopo il 1932, anno dell’allontanamento del prefetto Mori.

Giovanna Canciullo