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Francesco Stolfa – Il socialismo liberale del XXI secolo. Le nuove frontiere del Socialismo rifondato sul principio di Libertà – 2000

Francesco Stolfa
Lacaita, Manduria-Bari-Roma

Anno di pubblicazione: 2000

Il libro vuole attualizzare il pensiero di Carlo Rosselli, facendone il sostituto del marxismo come ideologia della sinistra. Il “popolo di sinistra” dovrebbe liberarsi dal pensiero utopico e “rassegnarsi” alla prospettiva del progresso sociale nell’ambito di un sistema liberale. Il libro ha due parti: la prima è dedicata alla “rifondazione” teorica del socialismo secondo le indicazioni rosselliane (viene ripresa, in particolare, l’idea del socialismo come “liberalismo in azione”); la seconda è dedicata all’individuazione delle “frontiere” del socialismo del XXI secolo (riforma del welfare, democrazia nell’impresa e nella società, riforma della scuola, federalismo, socialismo e ambientalismo). In questa seconda parte, più efficace della prima, vengono sollevate due questioni: il superamento della concezione monopolistica dello Stato come erogatore di servizi (il “più welfare e meno welfare state” di Tony Blair) e il tema, già ripreso da Bobbio, della democrazia diffusa (per cui non è importante soltanto chi vota, ma anche dove si vota). Nella Conclusione l’autore esprime l’auspicio che la sinistra italiana, in continua ricerca di identità e di nome da più di un decennio, si decida ad assumere e l’identità e il nome di Partito Socialista Liberale.
Trovare in Rosselli una teoria fondativa della sinistra nell’era del postfordismo – come precursore di un socialismo “leggero” e compatibile con le leggi di mercato – costituisce una forte ideologizzazione della storia a fini politici, non dissimile, per disinvoltura interpretativa, dai tentativi di segno opposto di demolire la tradizione azionista. È sufficiente scorrere gli Scritti dell’esilio (1929-1937) per comprendere che Rosselli compì a grandi passi un processo di radicalizzazione politica e ideologica che lo condusse, alla vigilia della morte, ad aderire ad idee comuniste libertarie con la convinzione che il compito dell’ora fosse di rovesciare il “mondo fascista-capitalista”. Colpisce che i transfughi della tradizione civile e politica del comunismo italiano facciano tappa presso le riflessioni rosselliane, i cui approdi rivoluzionari dovrebbero invece imporre maggior cautela a coloro i quali, nella sinistra italiana, sono in cerca di riferimenti storico-culturali di tipo moderato.
Critico dell’economicismo e del determinismo del marxismo del suo tempo, ma non della concezione marxiana in quanto tale, pronto a denunciare la dittatura sovietica, ma affascinato dall’esperienza dell’Ottobre, libertario prima ancora di essere liberale, Rosselli era una figura complessa, campione dell’era prefordista in guerra con l’universo mentale e materiale del proprio tempo (l’organizzazione fordista della produzione, lo “stato mostro”, i partiti “galera” ecc.). A metà tra rifiuto delle trasformazioni occorse tra le due guerre e adesione al radicalismo di sinistra, il pensiero di Rosselli è molto più suggestivo di quanto i ripetitori della vaga formula “socialismo liberale” non sospettino.

Luca Polese Remaggi