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Franco Belli – Legislazione bancaria italiana (1861-2003) – 2004

Franco Belli
Torino, Giappichelli, pp. 306, euro 25,00

Anno di pubblicazione: 2004

?Moltissimi libri, in giornata, si fanno così: vale a dire, si pigliano dei fogli scritti […] si numerano uno dopo l’altro come vengono vengono, e se non vogliono stare uniti e d’accordo fra loro, allora con un filo di refe si cuciono insieme: e il libro è fatto?. L’autore, probabilmente il maggiore esperto di storia della legislazione bancaria nel nostro paese e grande collezionista di edizioni delle opere di Collodi, antepone al suo lavoro questa nobile citazione, per spiegare che più che di un libro organico si tratta di una raccolta di temi, appunti, lezioni.
Il libro apparentemente è dedicato agli studenti, come testimoniano la mancanza di note e un linguaggio che sembra rifarsi più alla cadenza del parlato che all’esposizione accademica, ma che in realtà è un modo fortemente smitizzante di presentare le vicende della legislazione bancaria, e quindi dell’evoluzione di una parte importante del capitalismo finanziario nel nostro paese, lontano dai tecnicismi di molte ricostruzioni storiche.
La trattazione si divide in due parti, con i decreti sulla difesa del risparmio del 1926 a fare da spartiacque nella storia della legislazione del settore. La prima parte descrive la nascita del sistema bancario italiano, con una forte attenzione alla politica economica dei governi liberali, che fecero del sistema creditizio policentrico e localistico una leva fondamentale dello sviluppo economico del paese. La seconda parte si racchiude idealmente nell’arco temporale 1926-1993, e descrive la lunga esperienza del capitalismo regolato iniziata con i decreti del 1926 e completata con le leggi bancarie del 1936-1938. La legislazione elaborata nel periodo fascista rappresenta il cuore del lavoro. La sua permanenza nell’Italia repubblicana permette di apprezzare, alla fine, la portata innovativa del Testo Unico del 1993, che ha rivoluzionato profondamente gli assetti del sistema bancario nazionale, e al cui commento sono dedicate le pagine finali del volume.
L’autore dialoga in tutto il libro con il presente, e il volume si offre come una preziosa, e direi unica sintesi di legislazione bancaria calata su un arco di un secolo e mezzo. Alla facilità e piacevolezza di lettura, all’estrema chiarezza dei punti nodali di svolta, fa riscontro la domanda su chi possa essere il migliore fruitore di questa opera. Non certo il novizio della materia, che in assenza di apparati di note avrà non poche difficoltà a tradurre gli spunti del libro in citazioni o in solida base di apprendimento, e neppure lo storico economico esperto. Forse la fruizione migliore la potrà ottenere lo storico con una qualche conoscenza, non necessariamente specialistica, degli argomenti trattati, che potrà godere dello sguardo di lungo periodo che permea il volume, e saprà avvantaggiarsi di un approccio alla materia giuridica rigoroso ma molto chiaro, e del tutto accessibile anche al non introdotto nei tecnicismi della materia.

Alessandro Polsi