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Franco Della Peruta, Simone Misiani e Adolfo Pepe (a cura di) – Il sindacalismo federale nella storia d’Italia – 2000

Franco Della Peruta, Simone Misiani e Adolfo Pepe (a cura di)
Franco Angeli, Milano

Anno di pubblicazione: 2000

Scegliere di seguire la vicenda delle federazioni sindacali, o di mestiere, rispetto a quella del soggetto confederale o politico, significa seguire, più che la “classe”, come si è fatto spesso, l’insieme di categorie, di mestieri vecchi e nuovi rispetto al tempo della formazione industriale, che la composero globalmente e con qualche eterogeneità.
Significa anche considerare la vicenda sindacale guardando alle tradizioni di lavoro e di aggregazione e proiettarne le radici assai più indietro della formazione dei partiti politici moderni. In questo modo, ciascuna Federazione di mestiere presenta una connotazione specifica e originale, e qualche volta perfino antagonista rispetto ai processi di sintesi unitaria.
In realtà, tutta la vicenda sindacale è complessa e non facilmente disaggregabile, come dimostra il sovrapporsi di due modelli, quello verticale delle Federazioni e quello orizzontale delle Camere del Lavoro, sul non trascurabile universo dei vari tipi di Lega. Ma un filo lungo attiene allo sviluppo dell’associazionismo mutualistico e previdenziale. Dalle prime radici affondanti anche nella cultura dei moderati illuminati di primo Ottocento, al vigore tratto dai filoni politici risorgimentali, alle nuove risposte davanti al mutamento economico di fine secolo, quello è un potente fattore di aggregazione. Il saggio di Guido Melis, su previdenza assistenza e legislazione sociale, fissa dunque punti importanti, sia che si studino le leghe, sia che si scelga di considerare “il” sindacato, sia che si osservino, come si fa qui, le Federazioni.
Quello indicato da Melis è un tema forte nella storia del sindacato, e forse lo è ancor più del tema politico, anche se questo non è certo irrilevante. Attorno ad esso si muovono molte ragioni dell’aggregazione primaria che poi sfociano nell’unione delle categorie. A partire da lì, le categorie assumono più specifiche identità, dialettiche tra loro e con le tendenze unitarie, come si osserva bene negli anni che vanno dal sindacato della resistenza alla formazione della CGdL, anni in cui, in fondo, l’aggregazione politica mostra di essere più incerta e qualche volta contraddittoria. Il libro, che deve ad Antonioli un capitolo importante sulle varie forme di commissione in fabbrica e sui nodi storiografici più consolidati, svolge dunque una ricognizione assai utile su categorie importanti come quelle dei Vetrai, dei Fornai, dei Tipografi, assai precoci nell’organizzazione, sui Ferrovieri, gli Edili, i Lavoratori delle poste e del mare, sui Maestri di scuola e sulle donne Tessili.
Certo è che, mancando il confronto tra lo sviluppo di quelle Federazioni e il formarsi della Federazione dei Lavoratori Metallurgici (comunque molto presente nel saggio di Antonioli) e della Federazione della Terra (forse trattata nel convegno che dà origine al libro), giunte entrambe tardi, nel 1901 e avviate con gravissime difficoltà, avrebbe aiutato ancor più un progetto di studio che è comunque propositivo e interessante.

Fabio Bertini