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Franco Scaramuccia – Un’avventura di fede. L’opera missionaria di Edward Clarke (1820-1912), Torino – 2000

Franco Scaramuccia
1999, Claudiana

Anno di pubblicazione: 2000

È normale che ogni ricercatore sia più attratto dai temi di ricerca a lui cari, ma purtroppo il risultato di questo atteggiamento è che la storia dei cattolici viene di norma scritta da cattolici e quella dei protestanti da protestanti, con conseguente eccesso d’identificazione e carenza di distacco e spirito critico. È questo il limite del libro che Scaramuccia, pastore battista, dedica alla ricostruzione della missione battista fondata a metà Ottocento a La Spezia, poi estesa a Pistoia e a qualche centro del Veneto, come Treviso e Pordenone. L’arrivo del missionario inglese Edward Clarke nel 1863 a La Spezia – tappa tradizionale del turismo anglosassone che stava per essere trasformata in arsenale militare, e che attraversava quindi una fase di veloce aumento della popolazione – fu preparato nell’ambiente protestante inglese, che vedeva nella fine del regno pontificio un’occasione di proselitismo ed espansione in Italia.
Tutta l’attività delle missioni s’inserisce infatti negli ambienti risorgimentali mazziniani fortemente orientati in senso anticlericale, che negli anni preunitari avevano intrecciato molti legami con il mondo anglosassone. La possibilità di venire finalmente in Italia, liberata dal dominio del papa, considerato retrogrado e oscurantista, coincideva poi con il movimento del Risveglio protestante, che caricava di nuovo entusiasmo missionario ed evangelizzatore molte confessioni riformate. Le missioni in Italia, pur inserendosi nel tessuto locale e contando un certo numero di conversioni, rimasero sostanzialmente in mano ai pastori inglesi, anche perché solo questi ultimi erano in grado di assicurare il finanziamento delle iniziative. Anche con il passare degli anni e quindi con il radicamento nel nostro paese di esperienze come quella di Clarke – la cui missione comprendeva, accanto alla chiesa e alla piscina battesimale, una scuola e poi un orfanatrofio, secondo la prassi protestante che attribuiva grande importanza all’istruzione – la sussistenza economica delle missioni protestanti dipese sempre dalla generosità degli ambienti protestanti anglosassoni che erano convinti, intervenendo in Italia, d’indebolire la minoranza cattolica del loro paese.
Scaramuccia ha il merito di ricostruire minutamente la storia dell’arrivo e del radicamento di Clarke nella Liguria di fine Ottocento, i suoi rapporti con le altre denominazioni protestanti in Italia – su questo tema cerca però di attenuare la portata dei contrasti che travagliavano i diversi gruppi protestanti – ma non riesce ad evitare un’ottica “di parte”. Sono infatti descritti con stupore e sdegno gli ostacoli frapposti dalla Chiesa cattolica ai tentativi di missione protestante, o le manifestazioni popolari alle quali partecipa gran parte della popolazione, che probabilmente sente come estranei questi interventi stranieri in un ambito così delicato come quello religioso. L’autore sembra poi ignorare che, in quegli stessi anni, la Chiesa cattolica non era quell’istituzione favorevole all’oscurità e all’ignoranza che egli – sulle orme di Clarke – dipinge, ma stava invece sferrando un’offensiva sul piano dell’istruzione delle classi medie e inferiori in netta concorrenza con le scuole dello Stato laico.

Lucetta Scaraffia