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Fulvio Tessitore – Filosofia, storia e politica in Vincenzo Cuoco – 2002

Fulvio Tessitore
Lungro (Cs), Marco editore, pp. 366, euro 30,00

Anno di pubblicazione: 2002

Sono qui raccolte la maggior parte della pagine che l’illustre studioso ha dedicato a Cuoco nel corso di un quarantennio di studi. Accanto alla celebre monografia Lo storicismo di Vincenzo Cuoco del 1965, riproposta con l’appendice degli Inediti, vi sono compresi il saggio dedicato al liberalismo del molisano già apparso nella Storia della società italiana edita da Teti nel 1985, il fondamentale Cuoco e Galanti del 1982, l’Introduzione alla ristampa anastatica della prima edizione del Saggio storico curata dall’autore nel 1988, il saggio del 1999 pubblicato dall’Istituto italiano per gli studi storici in occasione del bicentenario della rivoluzione napoletana, la relazione introduttiva al convegno cuochiano di Campobasso del 2000, nonché alcuni interventi più contingenti e polemici. Scrive l’autore nell’Avvertenza premessa al volume che ?rilette insieme confesso che queste pagine ? pur con tutti i loro limiti e i loro progredienti approfondimenti ? mi appaiono meritevoli di essere state scritte? (p. VII). Anche al confronto del vivace revival di studi cuochiani che ha interessato quest’ultimo decennio ? basterebbe citare per tutti la monografia di Antonino De Francesco ? è difficile non concordare con la consapevole asserzione dell’autore. A chi scrive (ma ritengo che il mio non sia un giudizio solitario) gli scritti di Tessitore sono serviti a comprendere tutta la complessità di una stagione di pensiero, di cui Cuoco è sicuramente un geniale interprete, ma non un esponente solitario. Sono le fattezze del primo liberalismo italiano confrontato con la grande frattura rivoluzionaria e pienamente partecipe degli interrogativi cruciali che travagliano in quegli anni la coscienza europea che vengono in luce attraverso questi saggi cuochiani. Si potrà non essere d’accordo su alcune accentuazioni; la trama della complessa vicenda biografica di Cuoco si è anche notevolmente complicata rispetto a quanto viene fuori da queste pagine di Tessitore. Resta che, rispetto alla lettura idealistica e crociana di un Cuoco solitario e integralmente storicista di quarant’anni fa, Tessitore ha operato una diversa lettura della riflessione politica e storica cuochiana, collocandola tra tardo illuminismo e incipiente storicismo, non più considerati come concezioni confliggenti per una sorta di insanabile contrasto. Come tutta la cultura europea che aveva vissuto in maniera drammatica la rivoluzione, lo storicismo di Cuoco maturava invece dalla scoperta di elementi irriducibili alla ragione ordinatrice. Da qui l’indicazione che l’originale lettura di Vico può adagiarsi sulla scienza dell’uomo di matrice idéologique e la critica all’illuminismo radicale può continuare a convivere con l’interesse per l’organizzazione economico-sociale, cara a tutto l’illuminismo, non solo meridionale. Da qui, ancora, la collocazione di Cuoco, a volere per forza di cose etichettarlo, non tanto nel clima romantico o, peggio, controrivoluzionario, ma in quel movimento neoclassico che dalla Germania di Goethe alla cultura francese della tarda idéologie innova il razionalismo, ma senza sconfessarlo. Questi sono alcuni dei punti fermi degli scritti di Tessitore che hanno consentito di prendere davvero sul serio, insieme a Cuoco, l’esordio del liberalismo italiano.

Francesca Sofia