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Gabriele Balbi – Le origini del telefono in Italia. Politica, economia, tecnologia, società – 2011

Gabriele Balbi
Milano, Bruno Mondadori, XI-226 pp., Euro 16,00

Anno di pubblicazione: 2011

La storia delle telecomunicazioni ci mostra, non solo nel caso italiano, che i caratteri originali, sia sul piano dell’impostazione e dell’organizzazione come su quello tecnologico, influiscono in maniera decisiva sul destino di quel settore. Incentrato sui primi anni del telefono nel nostro paese, dalle origini fino alla Grande guerra, il volume ricostruisce i primi passi della (contestata) invenzione di Antonio Meucci. A partire dai primi esperimenti di telefonia alla fine degli anni ’70, attraverso il lento procedere delle pionieristiche società private fino alla realizzazione delle prime reti urbane, l’interesse dell’a. copre i temi principali, che attengono alla storia economica come a quella sociale, politico-istituzionale e della tecnologia. Il quadro offerto induce a riflessioni in gran parte amare. Valutato inizialmente con i parametri telegrafici, del telefono non furono percepiti i vantaggi, sfruttati altrove in Europa e negli Stati Uniti, dell’interconnessione tra diverse reti, il che avrebbe permesso a numeri elevati di utenti di comunicare, mentre invece abbonati di società diverse non furono mai in grado di farlo. Prevalsero a lungo, infatti, incertezze e tentennamenti, passi falsi e contraddizioni da parte dei vari governi, che condivisero l’incapacità di comprendere la valenza e le potenzialità racchiuse dalla poderosa novità oltre a faticare ad accettarne la natura di servizio pubblico. Scarsamente incisivi risultarono l’affidamento nel 1892 della gestione del servizio telefonico alla mano privata tramite concessioni, pur rimanendo il telefono un monopolio pubblico; e la parziale nazionalizzazione attuata nel 1907, data d’ingresso dello Stato nella questione, avvenuto al termine di un lungo dibattito contrassegnato dalla presentazione di numerosi disegni di legge. Voluta anche per cercare di superare la grande frammentazione, che caratterizzava ormai il settore della telefonia, la legge sul riscatto risultò in definitiva fallimentare, poiché «il governo non seppe valutare la reale consistenza della domanda telefonica espressa dal paese» né «stanziò i fondi sufficienti a farvi fronte» (p. 154). Insieme con l’incapacità di interpretare correttamente il peso e il ruolo del telefono, fu decisiva la mancanza di una mano ferma nella gestione complessiva della vicenda, che visse un continuo alternarsi di momenti di vivacità e di contrazione. Tutto questo a fronte di un convincente, in diversi momenti, aumento del numero degli abbonati, i cui elenchi sono innovativamente utilizzati come fonti. In Italia aspettiamo ancora una storia completa delle telecomunicazioni. Ad una disciplina ancora alla ricerca di una propria dimensione storiografica definitiva, questo volume offre un contributo in termini di consolidamento del quadro investigativo di grande rilievo.

Andrea Giuntini