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Gabriella Corona – I ragazzi del piano. Napoli e le ragioni dell’ambientalismo urbano – 2007

Gabriella Corona
Roma, Donzelli, XVII-219 pp., Euro 25,00

Anno di pubblicazione: 2007

Il libro di Gabriella Corona può essere visto come un tentativo di costruire un ponte tra la storiografia urbanistica italiana di matrice territorialista, in primis i lavori di Vezio De Lucia ed Edoardo Salzano, e ricerche di storia ambientale urbana che cominciano a essere relativamente diffuse anche nel contesto italiano. Il caso su cui l’a. concentra la sua attenzione è quello di Napoli e i «ragazzi del piano» che compaiono nel titolo sono un gruppo di tecnici, prevalentemente architetti, attivi dentro diversi livelli dell’amministrazione a partire dagli anni ’70. Il libro ne segue l’itinerario, che è solo parzialmente un itinerario collettivo, e muove di qui all’analisi di alcuni degli strumenti e delle politiche in cui questa generazione di urbanisti è stata coinvolta: il piano delle periferie del 1980, la prima ricostruzione dopo il terremoto dello stesso anno, fino ai provvedimenti delle giunte Bassolino e al piano regolatore del 2004.I cosiddetti ragazzi sembrano interessare l’a. in quanto portatori, dentro l’amministrazione, di una cultura che insiste sul ruolo del pubblico, sull’importanza della regola, sull’interesse collettivo, sul piano urbanistico come strumento di lotta alla speculazione e al consumo di suolo, sui temi della tutela del patrimonio edilizio e del paesaggio rurale. La loro azione dimostrerebbe, questa la tesi di fondo del volume, la continuità di lungo periodo tra la tradizione dell’ambientalismo italiano degli anni ’50 (il nome di Antonio Cederna è ricorrente), la sua interpretazione da parte di figure di tecnici che sono stati importanti per il gruppo (proprio De Lucia viene riconosciuto come una sorta di nume tutelare) e le esperienze più recenti, in grado di declinare la stessa tradizione secondo direzioni vicine alle più aggiornate esperienze di pianificazione ambientale. Una linea culturale di cui Corona rivendica i successi in una città che pure, nella percezione degli storici, non è spesso associata alle parole d’ordine della legalità e della sostenibilità.Con i tecnici e gli intellettuali oggetto della sua indagine, Corona condivide molte letture e non poche interpretazioni della natura e del ruolo dell’urbanistica, al punto che la sua appare non solo una storia scritta dall’interno, ma una vera e propria storia militante, che non esita quando necessario a escludere dal quadro esperienze potenzialmente concorrenti (emblematico il mancato accostamento tra il piano per Napoli del 2004 e le contemporanee esperienze romane). Il punto di maggiore interesse del libro sta nella sua capacità di ravvivare, con un ampio ricorso alle testimonianze dirette dei protagonisti e una notevole attenzione alle congiunture del quadro politico-culturale, un genere storiografico relativamente tradizionale per l’Italia come quello della storia dei piani urbanistici, mentre l’obiettivo inizialmente intravisto, e potenzialmente più ambizioso, di ricostruire una storia delle pratiche quotidiane di un gruppo di tecnici dentro gli apparati amministrativi rimane necessariamente sullo sfondo.

Filippo De Pieri