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Gadi Luzzatto Voghera – Rabbini – 2011

Gadi Luzzatto Voghera
Roma-Bari, Laterza, V-128 pp., Euro 12,00

Anno di pubblicazione: 2011

Strutturato in quattro capitoli, il saggio offre un’analisi della figura del rabbino in prospettiva storica. Emersa dopo la distruzione del secondo tempio, la figura del rabbino – rabbi è il termine che appare nelle fonti antiche – è difficile da definire con precisione. Il termine designa una persona autorevole (da rav, grande, signore, poi maestro), esperta nell’interpretazione della legge ebraica che viene raccolta e sistematizzata, tra il I e il VII secolo, nei grandi testi della letteratura rabbinica (in particolare Mishna[legge trasmessa oralmente] e Talmudim[commentari alla legge]). In età medievale il processo di istituzionalizzazione del rabbinato all’interno dell’ebraismo diasporico è destinato a cristallizzarsi fino a raggiungere la sua maturità nella prima età moderna. In questo periodo di maggiore istituzionalizzazione il rabbino acquisisce ruoli precisi che vanno dall’applicazione della legge ebraica (sulla base della presenza di autonomia dei tribunali che varia notevolmente da paese a paese), alla predicazione ed educazione religiosa dei membri della comunità, in un rapporto non sempre idilliaco con la sfera politica, sia quella interna della comunità che quella esterna del luogo di insediamento. Se questo è il periodo di maggiore istituzionalizzazione dell’istituto del rabbinato, con il passaggio all’età contemporanea le cose cambiano in modo significativo. E, con la nascita dello Stato nazionale, la figura del rabbino subisce un radicale ridimensionamento. Le sue funzioni vengono ridisegnate da uno Stato che tende ad uniformare e contenere la sfera del sacro, sia essa ebraica o cristiana. Il rabbino assume ora un ruolo di rappresentanza, di esecutore e conservatore di un culto che, pur parificato, tende a divenire sempre più marginale per effetto dei processi di secolarizzazione.L’approccio esclusivamente storico in un saggio di questa natura presenta vantaggi e svantaggi. Da un lato evidenzia il tortuoso percorso di un’istituzione religiosa nel corso dei secoli e in contesti culturali estremamente diversi. Dall’altro però rischia di non cogliere la ricchezza dei dati strutturali che le fonti consegnano all’interprete. Il saggio presenta una bibliografia che, pur autorevole, è datata e non accoglie le novità metodologiche e i risultati della ricerca più recente. Nel mondo tardo-antico i rabbi salvarono la memoria del passato attraverso un consolidamento dell’attività rituale volta a rafforzare la nozione del patto tra Dio e popolo. Contribuirono così a forgiare un nuovo sistema religioso, l’ebraismo rabbinico. Per quanto concerne l’età medievale e moderna si poteva insistere maggiormente nell’interpretazione delle tante funzioni ricoperte dai rabbini, riconoscere l’importante ruolo di studiosi e di mediatori culturali che essi svolsero sia nella trasmissione della filosofia naturale che della medicina. Infine, per quanto concerne l’età contemporanea, occorre abbandonare l’idea di una secolarizzazione unica che aggredì l’ebraismo dall’esterno, poiché l’erosione dell’autorità religiosa dell’ebraismo emerse, nel mondo occidentale, fin dalla prima età moderna, innescando una serie di risposte diverse alla modernità.

Cristiana Facchini