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Gaetano Quagliariello (a cura di) – La politica dei giovani in Italia (1945-1968) – 2005

Gaetano Quagliariello (a cura di)
Roma, Luiss University Press, pp. 341, euro 25,00

Anno di pubblicazione: 2005

Ancora un risultato, il quarto a stampa, della ricerca pluriennale sulle associazioni e rappresentanze studentesche italiane coordinata da G. Quagliariello; qui si affronta la questione della selezione e del reclutamento della élite politica, privilegiando ? come sottolinea il curatore ? la prospettiva del confronto ?generazionale?, in un periodo di grande interesse, e ancora trascurato soprattutto per gli anni Cinquanta, della storia delle élites giovanili e studentesche in Italia.
Tre le sezioni in cui si articola il volume: la prima è dedicata al reclutamento e alla formazione dei quadri dirigenti dei principali partiti di massa antifascisti e al rapporto tra giovani e adulti (o anziani, in termini politici più che anagrafici, come vengono definiti dal curatore). In essa, sono tre i saggi principali, di V. Capperucci per la DC, di A. Guiso sul PCI, di M. Fioravanzo sul PSI, con un completamento da parte di Capperucci-Guiso sugli altri partiti minori e laici. La seconda sezione analizza l’associazionismo universitario prima del ’68; i saggi sono a opera di G. Orsina per un quadro generale, di F. Pellini sul rapporto tra PCI e movimento studentesco negli anni Sessanta, di M. Marchese sull’ultima fase dell’UNURI, e sui cattolici di A. Ciampani. La terza sezione, di grande interesse, e che può essere letta anche svincolata dalla ricerca principale, è costituita da uno studio di R. De Mucci ed E. Dini sul reclutamento della classe dirigente italiana presente al governo e al Parlamento tra il 1948 e il 1996.
Pur nell’eterogeneità dei contributi, il libro fornisce alcune indicazioni di fondo che qui sintetizziamo. Tratta in generale della politicizzazione delle giovani generazioni del secondo dopoguerra, ma le ricerche sono condotte soprattutto su specifiche élites di giovani che si apprestano, in particolare nelle organizzazioni studentesche, a divenire quadri politici d’opposizione e della classe dirigente politico-amministrativa. Precisa inoltre la rottura, generazionale e politica, che avvenne tra il 1953 e il 1956, in ragione di cambiamenti interni alla democrazia italiana e negli orientamenti internazionali; chiarisce la natura delle associazioni studentesche la cui autonomia dai partiti ? secondo il curatore ? sin dalla fase iniziale fu più un ?mito di fondazione? che una situazione storica effettiva. Intende anche cogliere in specifico le differenze tra i giovani intellettuali che aderirono alle organizzazioni giovanili dei due principali partiti di massa: al PCI, con la ?terza generazione?, travagliata dalla destalinizzazione e dai fatti d’Ungheria; e alla DC. Nelle strutture giovanili cattoliche essi erano destinati a permanere per il breve tempo di formazione, tanto che nella DC ? sottolinea sempre il curatore ? la conflittualità (generazionale) fu ?attutita? dal continuo bisogno di personale politico che la rilevanza della presenza del partito nelle istituzioni creava. Crediamo che senza questi studi ?preambolo’ più difficile sarebbe oggi riprendere le ricerche sul 1968 e sul complesso ruolo politico dei giovani negli anni Settanta.

Patrizia Dogliani