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Genere, politica, storia

Joan W. Scott
a cura di Ida Fazio, postfazione di Paola Di Cori, Roma, Viella, 320 pp., € 28,00

Anno di pubblicazione: 2013

Il volume si propone di stimolare in Italia una nuova riflessione sulla categoria di analisi rappresentata dalla costellazione gender/genere/genre (affascinante anche la questione della traduzione) a distanza di quasi trent’anni dalla pubblicazione del seminale articolo di Joan W. Scott Gender, a useful category of historical analysis. La necessità di riprendere questo discorso, certamente avvertita in ambito accademico, è oltretutto stimolata da recenti polemiche politiche rivolte alla cosiddetta (anche se in quanto tale, intesa come univoca e onnicomprensiva, inesistente) teoria del gender. Tutto ciò dimostra senz’altro la vitalità della categoria in questione, alla quale la stessa a. – come ben documentato dalla selezione dei testi operata da Ida Fazio – ha dedicato nel tempo numerosi interventi, attraverso i quali si è interrogata sulle potenzialità inespresse, i significativi travisamenti, e le complicazioni del termine.
Il volume illustra in una prima parte le successive elaborazioni di Scott sul tema, mentre nella seconda raccoglie interventi di altre autrici apparsi sulla «American Historical Review» nel 2008 (n. 113, 5) all’interno di un forum dedicato al gender: alcune studiose hanno operato una disamina sulla diffusione e la ricezione dell’articolo di Scott in diversi contesti accademici a livello internazionale; altre invece hanno adottato un approccio diacronico ricostruendo genesi e sviluppi del termine gender (originariamente adottato in ambito medico-psichiatrico, successivamente rivisitato nelle teorie femministe sulla costruzione sociale dei ruoli, prima di mutare ancora nell’elaborazione di Scott).
La categoria di genere rappresentò in prima istanza, per il femminismo, uno strumento utile alla separazione dei piani biologico e sociale, importante per scardinare teorie essenzialiste e misogine. Scott tuttavia andò oltre: introducendo in ambito storiografico un livello teorico inedito derivato dalla riflessione relativa agli approcci post strutturalisti, pose l’accento sul carattere normativo delle costruzioni discorsive e il livello simbolico cui il gender attiene in quanto «fattore primario del manifestarsi dei rapporti di potere» (p. 52). Allo smascheramento del dualismo forzato maschile/femminile, Scott aggiunse la denuncia della non-naturalità e non-neutralità del dato biologico stesso. Ne conseguì uno slittamento cruciale ma certo non indolore dalla pratica di storia delle donne, condotta allora da molte studiose femministe, alla storia di genere. In questo senso, un limite del volume è forse la scelta di non addentrarsi nel dibattito che, specie in area anglosassone, ha sottoposto la costruzione teorica di Scott a serrate critiche di ordine analitico ed anche politico: ne sono presenti alcuni accenni, ma non sufficienti a restituirne la profondità e l’interesse. Ciò nonostante, l’opera complessiva ricostruisce in maniera articolata lo sviluppo della categoria di genere e la sua fortuna in contesti geografici e disciplinari diversi, arricchendo in maniera significativa lo spettro delle riflessioni analitiche inerenti a questa «rivoluzione epistemologica» disponibile nel nostro paese.

Anna Frisone