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George Sanford – Katyn e l’eccidio sovietico del 1940. Verità, giustizia e memoria – 2007

George Sanford
Torino, Utet, XIII-321 pp., Euro 24,50 (ed. or. London, 2005)

Anno di pubblicazione: 2007

Il libro del noto polonista britannico rappresenta il più dettagliato e aggiornato studio del massacro di Katyn. Nonostante infatti rappresenti un punto di vista prevalentemente polacco, l’a. non si limita all’analisi dell’eccidio del 1940 degli ufficiali polacchi, prigionieri di una guerra non dichiarata, ma esplora in profondità la situazione sia all’interno dell’Unione Sovietica che nella zona della Polonia occupata dai sovietici dopo il patto Ribbentrop-Molotov. Ai tempi del Grande Terrore (1937-1939) Stalin e tutta la leadership sovietica vedevano i cittadini sovietici di origine polacca come una potenziale «quinta colonna». Questo sospetto toccò, oltre i polacchi, altri gruppi nazionali come coreani, greci e turchi, che avevano la sfortuna di abitare vicino al confine tra l’URSS e i loro Stati nazionali. La sorte dei polacchi fu la peggiore: circa il 23 per cento di appartenenti a tale gruppo vennero arrestati e 110.000 di essi giustiziati: la più alta percentuale rispetto alle nazionalità perseguitate. I polacchi dell’URSS divennero così il primo importante gruppo a subire la «pulizia etnica» e non «di classe», ovvero una repressione collettiva attuata in base alla nazionalità.Della «pulizia di classe» furono invece vittime gli ufficiali polacchi rimasti prigionieri di guerra dopo che all’attacco nazista si era aggiunto quello sovietico del 17 settembre 1939, concordato con il governo tedesco. Gli ufficiali polacchi, in maggioranza riservisti mobilitati dopo l’aggressione nazista, erano dottori, insegnanti, professori universitari, liberi professionisti i quali appartenevano all’intellighenzia polacca, un ceto odiato intensamente da entrambi i regimi in quanto potenziale protagonista di un movimento di liberazione nazionale. La fucilazione dei 25.000 ufficiali e di altri detenuti polacchi in base al decreto del Politburo del 5 marzo 1940, la deportazione di decine di loro famigliari e le successive ondate di deportazione di centinaia di migliaia di cittadini polacchi in parti remote dell’Unione Sovietica rappresentano uno dei peggiori crimini dello stalinismo.Dopo la guerra il governo sovietico tentò di addossare la responsabilità del crimine ai nazisti. Il massacro di Katyn è diventato così oggetto di una lunga battaglia storiografica. Sanford analizza in dettaglio le complicità dei governi occidentali nell’opera di occultamento per motivi politici della verità su Katyn. Secondo Sanford i rapporti russo-polacchi non verranno mai normalizzati finché una nuova generazione di russi non farà i conti con il passato stalinista e non riconoscerà la responsabilità storica per i suoi crimini. Purtroppo l’inchiesta sul massacro di Katyn, aperta dalla Procura militare di Mosca nel 1989, è stata archiviata nel 2004 e due terzi dell’ampia documentazione raccolta sono stati dichiarati «segreto di Stato». Nonostante il ricorso presentato alla Corte europea di Strasburgo dall’associazione di storici russi «Memorial» per costringere il governo russo a riaprire la documentazione, la storia definitiva di Katyn resta ancora da scrivere.

Viktor Zaslavsky