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Gerd-Rainer Horn – The Spirit of ’68. Rebellion in Western Europe and North America, 1956-1976 – 2007

Gerd-Rainer Horn
Oxford, Oxford University Press, 254 pp., s.i.p.

Anno di pubblicazione: 2007

Come efficacemente recita il titolo, il volume ricostruisce radici e ragioni del moto di protesta che investì il mondo occidentale a cavallo degli anni ’60. Intento esplicito è quello di sottrarre il ’68 non solo alle demonizzazioni, ma anche alle letture in chiave di modernizzazione socio-culturale che tendono a distinguere i mutamenti valoriali, apprezzabili, dalle pratiche contestative, effimere quando non deprecabili. Furono invece quest’ultime, secondo l’a., ad esprimere originalità e obiettivi qualificanti del movimento: la costruzione di forme di democrazia partecipativa e dunque comunitarismo egualitario.Per illustrare la natura eminentemente politica del movimento, e al tempo stesso, la sua concezione innovativa della politica, l’a. ne rintraccia i presupposti tra gli anni ’50 e ’60 e poi ne analizza i passaggi costitutivi. La ricostruzione, favorita da una scrittura limpida ed efficace e da una consolidata conoscenza della documentazione disponibile, spazia in un ampio contesto geografico – ove tra l’altro l’Europa mediterranea giuoca un ruolo inedito, ma rilevante – nella convinzione che il movimento crebbe reagendo alle diverse realtà nazionali, ma sulla base di una circolazione largamente transazionale di esperienze e valori. Concentrandosi sulle questioni e vicende cruciali, si ripercorre il radicalismo culturale e giovanile degli anni ’50, l’attivismo studentesco dei ’60, le mobilitazioni operaie di fine decennio e il rinnovamento della sinistra politica, ben evidenziando sia le specificità di questi processi, sia le interazioni – non lineari, ma evidenti – tra le dinamiche di ciascuno di essi e tra le diverse realtà nazionali.Ne emerge, come denominatore comune e asse di sviluppo del movimento, una tensione contestativa che animò dapprima mentalità, stili di vita e iniziative culturali, e quindi più decisamente pratiche di contestazione politica all’interno e in seguito all’esterno delle istituzioni educative e dei luoghi di lavoro, all’insegna di un dominante spirito antiautoritario e della sperimentazione di forme di «democrazia partecipativa», di nuove modalità di comunicazione e aggregazione interpersonale, di esercizio del potere e di erogazione delle conoscenze. Su queste basi, la radicalità del movimento, più che esprimere una deriva estremistica, pare rispecchiare in modo eloquente la realtà del cosiddetto «neo-capitalismo» affermatosi nell’Europa del benessere postbellico e i tratti di paternalismo e autoritarismo sociale in essa ancora largamente presenti, anche se una maggiore attenzione ad alcune altre tematiche, come quella della guerra e dello sviluppo, avrebbero forse ancor meglio sostanziato questa chiave di lettura.In conclusione, l’approccio e i risultati del volume sono di indubbio rilievo e ben si integrano, anche oltre le intenzioni dell’a., con le migliori letture sociali e culturaliste delle dinamiche che investirono l’universo giovanile tra i ’50 e i ’70. Va però anche osservato, che la scelta di non considerare gli esiti ultimi del movimento certo concentra l’attenzione sul suo valore progettuale e critico, ma lascia tuttavia sullo sfondo le difficoltà, gli errori e le contraddizioni che pure ne segnarono la storia.

Simone Neri Serneri