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Giacomo Pacini – Il cuore occulto del potere. Storia dell’Ufficio affari riservati del Viminale (1919-1984) – 2010

Giacomo Pacini
Roma, Nutrimenti, 234 pp., € 14,00

Anno di pubblicazione: 2010

L’utile volume di Giacomo Pacini riassume la storia dell’Ufficio affari riservati del Ministero dell’Interno, dalla sua formazione allo scioglimento nel 1974, proseguendo sino al 1984 con l’analisi dell’Ucigos che ne fu la momentanea erede. La quarta di copertina presenta lo Uaarr come il «più potente servizio segreto italiano» di cui questa sarebbe la prima storia (che non è esatto, come le stesse note bibliografiche del lavoro ammettono). Tuttavia è comprensibile l’enfasi editoriale finalizzata a valorizzare i propri titoli.Il libro parte dalla costituzione dell’Ufficio durante gli anni della prima guerra mondiale, prosegue per il periodo fascista attingendo agli studi di Canali, Franzinelli, De Lutiis e Canosa, e si sviluppa pienamente nel periodo repubblicano, seguendone le complesse vicende amministrative. Infatti, dopo l’infausta parentesi fascista, per la quale un servizio informativo di polizia era immediatamente identificato come la prosecuzione dell’Ovra, esso venne ricostituito (1949) riaggregandolo all’Ufficio affari generali (quasi a depotenziarne la portata), con una appendice esterna nell’Ufficio vigilanza stranieri. Quindi, nel 1959, separato dagli Affari generali e costituito in Divisione affari riservati.Ampio spazio viene dedicato al periodo di gestione dell’Ufficio da parte del gruppo «triestino» di De Nozza, Beneforti, Corti, protetti da Tambroni e finiti in disgrazia proprio a seguito della caduta del loro protettore. La storia dell’Ufficio è seguita attentamente nel periodo della strategia della tensione, soprattutto per l’attività di infiltrazione nei gruppi dell’estrema sinistra e per i depistaggi nelle inchieste su stragi e tentativi di colpo di Stato. Tuttavia non si capisce, a questo proposito, l’inserimento di un lungo paragrafo dedicato al cosiddetto «Noto Servizio» (altrimenti chiamato Anello) che con lo Uaarr non c’entrò assolutamente nulla, quantomeno per il periodo della strategia della tensione che è il punto in cui esso viene inserito. Non manca, peraltro, qualche forzatura in proposito.Campeggia per tutto il lavoro l’ingombrante figura di Federico Umberto D’Amato, il celebre flic-gastronome capo dello Uaarr nel periodo di suo massimo splendore e curatore della rubrica gastronomica dell’«Espresso» sotto il nom de plume di Gault et Millau. L’a. attinge abbondante colore dal libro di memorie di D’Amato Menu e dossier. Alcuni casi («Anna Bolena» alias Enrico Rovelli, Delfo Zorzi, Avanguardia nazionale) ricevono particolare attenzione. Non è invece dedicata attenzione alla formazione del Club di Berna che avrebbe meritato almeno un breve paragrafo.Nel complesso il libro non va molto oltre quanto già era emerso in questi anni nella pubblicistica storiografica di settore aggiungendovi qualche nuovo documento, peraltro non sempre esattamente inquadrato nel suo contesto. Forse per una storia più ampia dell’Ufficio affari riservati e del suo ruolo nella storia d’Italia occorre scandagliare negli archivi alla ricerca di alcuni anelli ancora mancanti.

Aldo Giannuli