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Giaime Alonge – Cinema e guerra. Il film, la Grande Guerra e l’immaginario bellico del Novecento – 2001

Giaime Alonge
Torino, UTET, pp. 250, euro 17,56

Anno di pubblicazione: 2001

Il volume si inserisce nel quadro degli studi su cinema e guerra, che contano già alcune approfondite messe a punto, proponendo una lettura che intreccia strettamente l’oggetto dell’indagine con le acquisizioni della più recente storiografia sulla percezione e l’esperienza di guerra. La visione cinematografica della Grande Guerra risulta quindi di grande interesse non solo come capitolo di storia del cinema, ma anche perché ci mostra come i modelli correnti di rappresentazione della guerra vengano drammaticamente messi in crisi dal conflitto, mentre solo attraverso una rottura netta con tali modelli il cinema saprà ? dopo un certo lasso di tempo ? offrire nuove forme di rappresentazione, più congrue, dell’esperienza bellica.
In questo contesto, uno dei punti più convincenti del volume è il confronto fra i film hollywoodiani prodotti nel corso del conflitto o subito dopo (da Cuori del mondo ai Quattro Cavalieri dell’Apocalisse) e i documentari coevi: dove si dimostra che i primi ancora risentivano pesantemente di moduli narrativi e visivi legati alla tradizione ottocentesca, e quindi del tutto inadatti a rendere la bruciante novità della guerra moderna; mentre i documentari introducevano elementi di linguaggio cinematografico straordinariamente in linea con certe acquisizioni delle avanguardie (del resto il rapporto fra cubismo e dada con l’esperienza visiva frantumata tipica della guerra era già stato notato) e sicuramente più aderenti a quella frammentazione dell’esperienza di guerra che è uno dei punti più sottolineati dalla recente storiografia.
Dopo che una serie di film innovano profondamente in questa direzione, nel corso degli anni ’30 (da All’Ovest niente di nuovo a Westfront) la nuova rappresentazione dell’esperienza di guerra finisce per essere assimilata (anche se in qualche misura sterilizzata, a partire da Addio alle armi) dall’industria di Hollywood e perdura in molta della produzione di ?genere? successiva.
I paralleli e i confronti con altri film di guerra, da quelli sulla seconda guerra mondiale a quelli sulla guerra del Vietnam, che mostrano insospettate assonanze fra il modo di vedere la guerra di registi e di epoche così diverse, sono proposti spesso nel volume, con effetti suggestivi; così anche nella conclusione, che riprende la scena famosa del processo in Orizzonti di gloria, accostandola alla partita a scacchi in 2001 Odissea nello spazio. Alonge ci vuol dire (del resto apre il volume con un’altra singolare partita a scacchi, quella di Man Ray con Duchamp in Entr’acte di René Clair) che la contrapposizione fra una visione della guerra come gioco razionalmente interpretabile e dominabile da una parte, e dall’altra come esperienza devastante, incomprensibile, e del tutto destituita di senso, è il nucleo profondo attorno a cui ruotano le rappresentazioni della guerra nel nostro secolo.
Il volume, in cui i riferimenti allo specifico linguaggio cinematografico vengono affrontati con sicura padronanza, ha il merito di non perdere mai di vista questo problema di fondo, pur senza nasconderne la complessità, anche quando inevitabilmente si scompone in una serie di analisi particolareggiate, peraltro spesso assai fini e suggestive, di una ampia filmografia internazionale.

Luigi Tomassini