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Giampaolo Valdevit – I volti della potenza. Gli Stati Uniti e la politica internazionale del Novecento – 2004

Giampaolo Valdevit
Roma, Carocci, pp. 198, euro 16,10

Anno di pubblicazione: 2004

Dopo l’ondata di pubblicazioni successiva all’11 settembre 2001 caratterizzata da un antiamericanismo spesso viscerale, quasi sempre disinformato, ben venga questa analisi della politica estera degli Stati Uniti fatta con gli strumenti rigorosi di uno specialista che segue da molto tempo il dibattito storiografico d’oltreoceano e si muove a suo agio nelle categorie del mestiere. Tanto più che si tratta di un’area di studi poco frequentata in Italia, dove da tempo mancava un testo italiano di sintesi sull’argomento come questo.
L’opera ripercorre i passaggi concettuali e la continua messa a punto della grande strategia ? l’autore preferisce il termine grand design ? con cui le amministrazioni degli Stati Uniti hanno affrontato i rapporti internazionali, a partire dal rivoluzionario abbandono dell’isolazionismo da parte del presidente Wilson fino al raggiungimento, dopo la fine della guerra fredda, di un potere imperiale ?che oggi si manifesta in forma unipolare e implica inevitabilmente un’assunzione di responsabilità su scala mondiale? (p. 192).
Il filo è dunque il dipanarsi non meccanico, a volte sfasato e talvolta al di là dei limiti delle regole istituzionali, di una visione politica che molto presto aspira a plasmare il mondo, attenta al consenso prima interno e poi esterno, per arrivare, dopo il lungo conflitto con l’Unione Sovietica, ad una egemonia mondiale quando possibile consensuale, altrimenti pronta, sempre in nome di un interesse generale, a trasformarsi in un multilateralismo à la carte.
Evitando di ricorrere a spiegazioni di tipo espansionistico, care alla scuola ormai lontana di Williams, l’autore preferisce affidarsi alla categoria interpretativa dell’eccezionalismo americano. In questa ottica la superpotenza sembra essere più reattiva che attiva, oscillante fra l’idea di rappresentare un modello per l’umanità e la tentazione di trasformare in intervento la sua vocazione missionaria. Uno Stato dove ?l’affermazione di valori viene prima dell’esercizio del potere? (p. 14), che non aspira a conquiste territoriali e mantiene le sue caratteristiche di democrazia non aggressiva. Un approccio che finisce per essere assolutorio, ma che viene dichiarato con molta onestà.
Certo, racchiudere il secolo americano in poco meno di duecento pagine non sempre giova alla chiarezza, perché talvolta la concisione rende il testo ermetico e/o perentorio. Chi è interessato all’argomento avrà modo di rilevare delle mancanze ? per esempio lo spazio dato all’America latina è esiguo ? ma non viene saltato nessuno dei passaggi fondamentali del discorso. Non si può negare la solida preparazione dell’autore e la sicurezza con cui segue la rotta tracciata: basti pensare alla competenza con cui viene riassunto il dibattito strategico nucleare o l’evoluzione del complicato rapporto con gli alleati europei. È un libro utile e pieno di stimoli, che ci auguriamo un domani possa essere ripreso e allargato in un’opera di maggior respiro.

Paolo Bertella Farnetti