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Giampiero Carocci – Destra e sinistra nella storia d’Italia – 2002

Giampiero Carocci
Roma-Bari, Laterza, pp. 236, euro 15,00

Anno di pubblicazione: 2002

Pochi studiosi possono vantare una conoscenza delle vicende politiche dell’Italia unita paragonabile a quella di Giampiero Carocci, che queste vicende ha analizzato con assiduità pari alla capacità di penetrazione. Questo libro, come già suggerisce il titolo (parlare di Destra e sinistra nella storia d’Italia significa in realtà parlare della storia politica d’Italia, anche se da un particolare angolo visuale), si presenta come una summa, o meglio come una rivisitazione critica, del lavoro di quasi mezzo secolo: sempre nella forma, la più congeniale all’autore, dell’esposizione cronologicamente ordinata, ma al tempo stesso articolata per temi e per questioni che spesso si intrecciano e si sovrappongono. Rispetto alla Storia d’Italia del 1975, cambia naturalmente la letteratura utilizzata (frequenti sono i richiami alla produzione più recente); e cambia anche, in parte, il punto di vista dell’autore, che appare meno ottimista sulla capacità della sinistra italiana di condurre il paese verso l’approdo di una ?democrazia compiuta?. Tema centrale, anche se non unico, del saggio è appunto l’anomalia costitutiva della democrazia italiana, incapace, per ragioni che variano nel tempo, di produrre una destra e una sinistra dotate di visibilità e di chiarezza programmatica e adatte ad alternarsi senza traumi alla guida del paese. Una anomalia che comincia col trasformismo (argomento prediletto da Carocci e anche qui trattato con mano felice) e si prolunga fino ai nostri tempi, o almeno fino alla crisi del sistema politico della ?prima repubblica?: crisi che l’autore mostra di considerare periodizzante, anche se si astiene dall’affrontarla, fermando la trattazione agli anni Ottanta del Novecento. Motivo ricorrente all’interno del tema principale è la tendenza di singole figure e componenti della sinistra a separarsi (mai completamente) dalla casa madre e a svolgere ruolo e funzione di ?destra impropria?: da Crispi a Craxi, passando per il fascismo. Non manca nel libro qualche giudizio discutibile (lo stesso concetto di destra è a mio parere eccessivamente dilatato) e qualche paragone azzardato (quello, ad esempio, fra Crispi, Sonnino e Mussolini in riferimento alla loro capacità di attrarre a sé pezzi della sinistra).
Ma assai più frequenti sono le osservazioni centrate, le definizioni sinteticamente efficaci, i giudizi originali e spiazzanti. Qualche esempio, più che altro per dare l’idea della ricchezza degli spunti interpretativi contenuti in questo libretto di poco più di duecento pagine: ?? la mentalità dei moderati [dell’Ottocento] era analoga a quella del medico al capezzale del malato. La sinistra invece si identificava in modo più spiccato col malato? (p. 10); ?? fra le tante ?terze vie’ tentate dalla sinistra, la sola riuscita [fu] quella realizzata dalla destra col fascismo? (p. 102); ?? la passione antifascista, riconducendo al fascismo, al regime politico fondato sui miti, tutto ciò che era irrazionale [?], si precludeva la comprensione di un’ampia parte della cultura novecentesca e ricadeva nel provincialismo dal quale credeva di stare uscendo? (p. 159).

Giovanni Sabbatucci