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Giancarlo Fontanelli e Flaminio Galli – Partiti sociali e comunicazione. Il caso del sindacato nell’Italia contemporanea – 2002

Giancarlo Fontanelli e Flaminio Galli
Roma, Ancia, pp. 256, euro 18,08

Anno di pubblicazione: 2002

Mettendo sotto il fuoco dell’indagine i modi specifici della comunicazione sindacale, il volume ha l’indubbio merito di interessarsi a un tema solitamente poco frequentato dagli studiosi del settore. Fra i suoi pregi migliori, infatti, vi è la capacità di ricordare come l’atto comunicativo rappresenti una necessità vitale per grandi organizzazioni quali sono i sindacati. Forse ancora più dei partiti, se non altro perché le conseguenze delle decisioni da loro prese coinvolgono l’intera popolazione (si pensi alla scelta di indire scioperi generali capaci di bloccare la vita, non solo produttiva, di un intero paese), i sindacati devono essere in grado di ?spiegare? efficacemente e ?largamente? le proprie ragioni. Per raggiungere tale importante obiettivo occorre utilizzare gli strumenti di mobilitazione tradizionali (le manifestazioni, la piazza, i giornali, ecc.), che l’organizzazione sindacale mutua dalla sfera della lotta politica-partitica, ma è necessario anche insistere su modi che le sono più propri (come il passaparola in fabbrica, l’uso del volantinaggio ? molto più diffuso nella comunicazione sindacale che non in quella politica ? o la leva dell’identità professionale/classista). Ritengo che la parte più interessante e innovativa del volume risieda proprio in questa ricerca del che cosa distingue la comunicazione dei sindacati rispetto a quella dei partiti (in particolare, molto interessante risulta il terzo capitolo, Strategie e livelli di comunicazione). Infine, mi pare che anche l’ultimo capitolo, dedicato all’analisi della trasformazione dell’immagine del sindacato attraverso la riflessione di ex segretari generali particolarmente influenti e amati come furono Pierre Carniti, Giorgio Benevenuto e Bruno Trentin, si riveli assai ricco di spunti utili per chi legge. Maggiori difficoltà si incontrano al momento di valutare il rapporto fra ambizioni e risultato complessivo dell’opera. La sensazione, infatti, è che gli autori, oltre a non riuscire a dare unità al volume, palesino difficoltà a proposito dell’uso che del libro deve essere fatto e degli obiettivi finali che devono essere raggiunti. Per esempio, il primo capitolo ? che ripercorre in modo manualistico l’evoluzione teorica del concetto di comunicazione politica ? appare assai debolmente collegato al tema specifico del linguaggio sindacale. Ugualmente, la ricostruzione della storia del sindacato nella seconda metà del Novecento (capitolo secondo) si evidenzia per eccessiva semplicità e mancanza di spessore problematico. In sostanza, molto meglio sarebbe stato concentrare gli sforzi sulla parte più innovativa (quella indicata nel titolo del volume), sfruttando al massimo le competenze specifiche degli autori ? sociologi delle organizzazioni, non storici della storia sindacale ? e la ricchezza di materiale a loro disposizione (per esempio, i periodici analizzati nel quarto e quinto capitolo), piuttosto che tentare di allestire una difficilissima, quanto improbabile, opera di sintesi.

Andrea Baravelli