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Giandomenico Crapis – Il frigorifero nel cervello. Il PCI e la televisione da ?Lascia o raddoppia?? alla battaglia contro gli spot – 2002

Giandomenico Crapis
Roma, Editori Riuniti, pp. 221, euro 14,50

Anno di pubblicazione: 2002

Il lavoro di Crapis è ricco di informazioni sul rapporto tra partito comunista italiano e televisione. L’autore analizza approfonditamente la stampa di partito e possiamo definire la sua come una ricostruzione del ?detto?, di ciò che il partito riteneva opportuno comunicare ai propri lettori, agli altri politici, alla sfera pubblica; è quindi la storia della posizione ?ufficiale? del partito nei confronti della TV. Questa storia ufficiale è articolata in tre periodi principali: dal 1954 alla fine degli anni Sessanta, in cui il PCI dimostra un atteggiamento tra l’oppositivo e lo scettico. I discorsi, le opinioni sono simili a quelli elaborate nei confronti dei mezzi di comunicazione deputati all’intrattenimento: mistificanti, pericolosi, veicoli di modelli americani e causa di impoverimento spirituale e culturale. Solo il cinema d’autore ? quello neorealista impegnato nella descrizione della realtà ? sfuggiva la disapprovazione poiché meritava la definizione di ?arte?. La TV, puro intrattenimento, per di più di origine statunitense e governata dalla DC, meritava solo condanne.
Il secondo periodo riguarda gli anni Settanta, quando la TV e l’intero sistema massmediatico nazionale subiscono una trasformazione radicale che segna gli sviluppi successivi fino ai giorni nostri: si tratta in primo luogo dello sviluppo degli apparecchi a colori e della liberalizzazione dell’etere in ambito locale. Principale protagonista di questo periodo è il PSI di Bettino Craxi, mentre il PCI arranca alla ricerca di una elaborazione e un’azione politica che vadano oltre il moralismo e il paternalismo degli anni precedenti. E infatti la riforma della RAI del 1975 registra anche i contributi del PCI, capofila di un programma riformatore che tentava di coinvolgere le Regioni, i sindacati, l’associazionismo. Il terzo periodo è quello degli anni Ottanta. Le televisioni private sono gli attori principali con cui è necessario confrontarsi e il PCI si impegna attivamente in un tentativo di comprensione e di disciplinamento. Inoltre la RAI richiede di essere gestita politicamente nel nuovo contesto di mercato e la strada perseguita continua ad essere quella della lottizzazione, che assume nei tardi anni Ottanta la forma della ?lottizzazione perfetta? nelle parole di D’Alema, con la terza rete in gestione al PCI. Un cambiamento notevole rispetto alla storia anche recente del partito che non cancella però il permanere di uno scetticismo che spesso sconfina nel moralismo.
La ricostruzione, privilegiando la stampa di partito, propone quindi la versione ufficiale del controverso rapporto. È inevitabile chiedersi che cosa sia rimasto fuori, sia nei termini di una lotta tra differenti opzioni interne sia nel rapporto con i propri elettori e con l’opinione pubblica in generale. La TV si è imposta come principale mezzo di intrattenimento; un approccio meno fastidiosamente moralista e paternalista verso il pubblico avrebbe forse contributo a scrivere un’altra storia? Probabilmente no.

Enrica Capussotti