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Giandomenico Crapis – Televisione e politica negli anni Novanta, cronaca e storia 1990- 2000 – 2006

Giandomenico Crapis
Roma, Meltemi, 287 pp., euro 21,50

Anno di pubblicazione: 2006

Il volume di Crapis analizza i dieci anni, dal 1990 al 2000, che hanno cambiato il rapporto tra la politica italiana e la sua rappresentazione televisiva. L’autore, sulla scorta di precedenti lavori, come La parola imprevista. Intellettuali, industria culturale e società all’avvento della tv in Italia (Roma, Ed. Lavoro, 1999) e Il frigorifero del cervello. Il PCI e la tv da «Lascia o raddoppia» alla battaglia contro gli spot (Roma, Editori Riuniti, 2002), prosegue la sua analisi della lunga relazione tra il mondo politico e la televisione. Il passaggio tra prima e seconda Repubblica modifica strutturalmente il modo di apparire dei politici in televisione e il fatidico «vuoto politico» del 1992 crea nuove formule di propaganda ed evidenzia il fatto che i partiti non possono fare più a meno dell’uso della televisione. Nuove figure di politico vengono proposte dalla televisione e nel volume si sottolinea «la supplenza del tubo catodico nei confronti di un sistema politico in crisi» (p. 16). Vengono così descritti fenomeni come Il partito dei media (cap. 1), la discesa in campo di Silvio Berlusconi e il conflitto d’interessi ma soprattutto si prende in esame come «l’azienda» diventa realmente partito e come modifica le regole delle politica imponendo una forte accelerazione alla trasformazione della sfera televisiva. Si alternano programmi d’informazione rivoluzionari come Samarcanda, Profondo Nord ma anche le trasgressioni di Funari (p. 67) o il Maurizio Costanzo Show, programmi dove i politici si trovano sempre più a loro agio. Si intravede chiaramente la necessità di nuove regole per una definizione certa del rapporto tra media e politica che tardano a venire e quando vengono approvate sono inadeguate o già invecchiate (pp. 212 e ss.). Molti studiosi come Grasso, Mazzoleni, Mancini, Menduni, Ortoleva hanno analizzato passaggi e fenomeni del periodo in questione che hanno si cambiato il rapporto tra politica e mezzo televisivo ma anche generato permanenti «anomalie» strutturali del sistema. Crapis raccoglie tutte queste esplorazioni in una rivisitazione ordinata degli avvenimenti con grande dovizia di particolari e attenzione soprattutto alle fonti giornalistiche. In Italia dopo il terremoto elettorale del 1992, le inchieste di Tangentopoli e la scomparsa dei partiti politici tenta di affermarsi un tipo di giornalismo televisivo da «cane da guardia» nei confronti del mondo politico. Giornalismo che però ripiega lentamente, prima verso ruoli di competizione ? e spesso tenta di sostituire la stessa politica come figura rappresentativa ? poi flette verso il «vassallaggio» ed «effetto vetrina» dell’uomo politico che continua fino ad oggi senza interruzione. Il percorso di ricostruzione del decennio effettuato da Crapis, in modo chiaro, ricco e soprattutto appassionato, risulta però poco rivelatore dal punto di vista della storia del mezzo televisivo e ci regala una visione più puntuale della ricostruzione politica come era già accaduto nel suo precedente volume Il frigorifero del cervello sul rapporto tra comunisti e mezzo televisivo.

Antonio Catolfi