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Gianfranco Casadio – Gli ultimi avventurieri. Il film storico nel cinema italiano (1931-2001). Dal Medioevo al Risorgimento – 2010

Gianfranco Casadio
Ravenna, Longo, 374 pp., Euro 25,00

Anno di pubblicazione: 2010

L’a., dopo una ricerca ventennale, conclude con questo libro un lungo e dettagliato viaggio nei mari del cinema italiano durante il quale ha classificato, in dieci volumi, oltre undicimila film divisi per generi. L’opera appare in una collana, unica nella sua categoria, che raccoglie la produzione del cinema di finzione o narrativo senza distinzione tra film d’autore e film di genere. E il pregio maggiore della fatica di Casadio è proprio di aver rintracciato, schedato, classificato e commentato la produzione corrente di quella che è anche e soprattutto una forma industriale di cultura di massa. Per questo, si può e si deve accostare alle storie del cinema e anche alle storie dell’Italia del ‘900, per una più completa e approfondita interpretazione dell’immaginario, dei miti, delle aspirazioni che il cinema, soprattutto popolare, contribuisce a veicolare. In questi ultimi anni, anche gli storici di professione hanno cominciato a utilizzare le potenzialità che l’immenso serbatoio del cinema racchiude come fonte per la conoscenza della società di massa. Naturalmente resta aperta la questione di come si possa utilizzare nel modo migliore, dal punto di vista del metodo, e la necessità di metterla a confronto con le fonti tradizionali e collaudate da una lunga tradizione di ricerca. Il tema della volgarizzazione (a volte divulgazione) della storia attraverso il cinema di genere, con i suoi stereotipi, i suoi codici e le sue mitologie, è tutt’ora uno dei più interessanti per la comprensione dell’immaginario della società di massa. Si pensi, solo per fare un esempio, come il Risorgimento sia stato rappresentato e «interpretato» attraverso il cinema narrativo dall’età giolittiana a quella fascista al secondo dopoguerra per arrivare ai nostri giorni. Si vedrà che il cinema, la forma di comunicazione più importante del ‘900, ha rappresentato, e a volte «messo in scena», e diffuso le interpretazioni che una società o un regime politico vero e proprio avevano di quell’evento. E questo vale anche per altri temi, specie ad alta densità storica e ideologica. Da Napoleone alla breccia di Porta Pia, La rivoluzione francese e Napoleone, Ribellioni e sommosse negli stati preunitari. Questi alcuni dei titoli con cui Casadio ha classificato i film su un argomento specifico. Anche su questo è possibile fare un’analisi di carattere storico e constatare che, ad esempio, in epoca fascista furono girati film, di livello diverso, ma volti a esaltare le ribellioni e le sommosse popolari nei territori della penisola dominati dagli spagnoli o dai francesi, come esempio di uno spirito di italianità prima della costituzione di uno Stato unitario. Da Un’avventura di Salvator Rosa, di un regista di talento come Alessandro Blasetti, a La fanciulla di Portici di Mario Bonnard, film di genere ben girato, la lettura e l’«interpretazione» di episodi della storia passata rispecchiavano il clima politico in cui vennero realizzati e la necessità di riflettere le tendenze di una visione politica del presente fascista. Dietro la maschera dello spadaccino romantico e dell’eroe popolare si può trovare la direttiva di un vertice politico.

Pasquale Iaccio