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Gianfranco Goretti, Tommaso Giartosio – La città e l’isola. Omosessuali al confino nell’Italia fascista – 2006

Gianfranco Goretti, Tommaso Giartosio
Roma, Donzelli, 275 pp., euro 13,50

Anno di pubblicazione: 2006

Il libro ricostruisce nel dettaglio la vicenda degli omosessuali siciliani mandati al confino sulle isole Tremiti sul finire degli anni Trenta perché ritenuti pericolosi per «l’integrità della stirpe». La struttura del lavoro, una sorta di romanzo collettivo di una cinquantina di malcapitati finiti sotto l’occhio inquisitore dello zelante questore di Catania, non permette di seguire attraverso note e citazioni l’iter della loro analisi, ma la lettura è estremamente scorrevole e avvincente. L’impianto storico è del resto facilmente desumibile dalla gran mole di notizie e particolari forniti, dalla rigorosa appendice documentaria e dalla ragionata bibliografia finale. La ricchezza e la profondità dell’indagine è un pregio indiscutibile del libro, a cui si può muovere, come unico appunto critico, quello di aver costruito una trama talmente fitta di avvenimenti, luoghi e persone da non rendere sempre facile collocare i diversi percorsi individuali in un quadro generale più ampio. Gli autori, legando in maniera assai convincente testimonianze orali e fonti d’archivio, guardano alla storia delle vittime omosessuali della repressione fascista con gli occhi degli stessi protagonisti, ricostruendone stili di vita, mentalità, comportamenti, immagine di sé, valori, relazioni di coppia, complicità, rivalità e strategie. Senza cadere in facili rivisitazione commiserative, Giartosio e Goretti colgono anche le conseguenze positive che la vita in comune ha su questi omosessuali, spesso incapaci di percepire l’ingiustizia subita, perché abituati a interiorizzare la condanna espressa nei loro confronti dalla società. Proprio il retroterra culturale della Sicilia degli anni Trenta emerge in maniera evidente dalle pagine del libro, fotografando un’Italia in cui l’omosessuale è schernito di giorno e cercato di notte da uomini che si ritengono «normali» eterosessuali solo perché nella relazione assumono un ruolo attivo. Non a caso nelle retate della polizia sono coinvolti quasi esclusivamente gli «arrusi»: prostituti, travestiti e effeminati, facilmente identificabili dalle forze dell’ordine, pronte a stigmatizzare la loro «femminilità simbolica». Nella città, Catania, e nell’isola, le Tremiti, si sviluppa un mondo a parte, visibile e invisibile, fatto di luoghi di incontro dove vivere in semiclandestinità amicizie e rapporti sentimentali. Nascondere l’omosessualità, evitando un’azione pubblica contro di essa, ma allo stesso tempo togliendole ogni minima forma di visibilità, è del resto la strategia adottata dal regime per debellare un comportamento considerato nocivo per la crescita demografica del paese. Il libro fornisce un utile contributo alla storia del razzismo fascista, proprio perché, nonostante il numero esiguo di condanne per «pederastia passiva», mostra come pregiudizi e stereotipi fossero così diffusi da condizionare in profondità la vita degli omosessuali. Lo studio aggiunge dunque un importante tassello al complesso mosaico della storia dell’omosessualità, sulla quale purtroppo manca ancora un’indagine relativa all’esistenza e alle relazioni di coppia di tutti quelli che non ebbero a che fare con la legge o con l’attività repressiva.

Lorenzo Benadusi