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Gianfranco Ragona – Gustav Landauer, anarchico ebreo tedesco, 1870-1919 – 2010

Gianfranco Ragona
Roma, Editori Riuniti university press, 447 pp., € 25,00

Anno di pubblicazione: 2010

La figura di Gustav Landauer è una delle più complesse e interessanti della Germania a cavallo tra ‘800 e ‘900. Per il suo approfondimento è stata scelta in questo volume la forma della biografia intellettuale e politica, che configura un ulteriore e significativo passo in avanti dell’a. in un percorso di ricerca che guarda con particolare attenzione lo studio del socialismo e dell’anarchismo nella Germania guglielmina. I tre termini che compongono il sottotitolo del libro, ovvero il carattere di «anarchico ebreo tedesco» di Landauer, costituiscono, sia nell’ordine dell’enunciazione, sia nel loro insieme, le chiavi di volta dell’interpretazione del pensiero e le coordinate dell’azione politica del biografato. Il volume è diviso in due parti; la prima è dedicata agli anni giovanili, in cui Landauer si interessa particolarmente ai rapporti tra l’anarchismo e il socialismo, sostenendo che entrambi «non sono affatto in contrasto ma si condizionano a vicenda» (p. 137), sulla base però di una concezione del socialismo certamente molto lontana da quella, considerata schematica e dottrinaria, dei socialdemocratici tedeschi (e, per estensione, della Seconda internazionale). La seconda parte del volume è dedicata alla «maturità» di Landauer, quando dal fondamentale saggio La rivoluzione (1907) prende forma definitiva il suo «anarco-socialismo». Il carattere innovativo — e sostanzialmente eterodosso — delle sue impostazioni riguardo alla comunità, al socialismo e alla rivoluzione viene collocato nella dimensione di ebreo-tedesco di Landauer, ovvero nelle coordinate di «quella corrente dell’intellighenzjia ebraico-tedesca che univa nella riflessione la dimensione messianica e quella utopico-libertaria» (p. 283). L’ultimo capitolo del volume è dedicato alla rivoluzione tedesca, focalizzando l’interesse sulla tumultuosa situazione della Repubblica di Baviera, in cui Landauer svolse un’intensa attività, anche perché, sostiene Ragona, a un certo punto «sembrava avviarsi quel processo di rigenerazione che Landauer aveva bramato, studiato e preparato nei decenni precedenti» (p. 414). La sua impostazione, rivoluzionaria ma pacifista, legata a una concezione romantica della storia ma allo stesso tempo realistica, si osserva bene nei progetti di riforma dell’istruzione che promuove negli appena sette giorni di incarico di commissario del popolo per l’istruzione popolare della prima Repubblica dei consigli di Baviera, Da lì a poco la repressione avrebbe affogato nel sangue la rivoluzione e Landauer sarebbe stato selvaggiamente ucciso in carcere. La sua scomparsa, sottolinea Ragona, avrebbe segnato «un punto di svolta per l’anarchismo tedesco, così come la scomparsa di Luxemburg e Liebknecht determinò per il socialismo un vuoto teorico e pratico» (p. 430). La ricchezza del suo pensiero e la suggestione della sua eterodossia sono tuttavia rimaste, e questo libro rende loro un giusto omaggio. Viene, al riguardo, d’augurarsi che ricerche di questo genere costituiscano lo stimolo per l’approfondimento di altre figure «di frontiera» coetanee, anche italiane.

Jorge Torre Santos