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Gianluca Semprini – La strage di Bologna e il terrorista sconosciuto. Il caso Ciavardini – 2003

Gianluca Semprini
Milano, Bietti, pp. 377, euro 16,00

Anno di pubblicazione: 2003

Il 2 agosto del 1980 nella stazione di Bologna decine di persone, impigrite dall’afa, attraversavano l’ampio atrio per recarsi ai binari, per acquistare un biglietto o per trovare semplicemente riparo dalla calura che cominciava a sollevarsi dai binari. Alle 10 e 25, l’esplosione; un boato che fu udito in tutta la città, lacerò cose e persone, distrusse promesse e attese, cancellò intere famiglie: morirono in 85 e duecento rimasero feriti.
Nella sala d’attesa della seconda classe la lapide che ricorda l’eccidio di quel giorno, il più sanguinoso nella storia italiana, campeggia bianca accanto ad uno squarcio sulla parete lasciato a futura memoria. Oggi non è rimasto nient’altro di quella tragedia, eccezion fatta per i ricordi di chi ancora si ostina a non dimenticare e per un fiume di carte di ogni genere, atti di sentenze, memoriali, testimonianze e libri. Cinque gradi di giudizio in tribunale hanno delineato appena i contorni di una strage che, ancor oggi, resta senza colpevoli.
Quest’ultima indagine di Semprini affianca al consueto cipiglio del giornalismo investigativo anche una prima parte affidata alla penna di uno dei protagonisti di quella stagione di violenze, Luigi Ciavardini, oggi quarantunenne. Un terrorista quasi sconosciuto, di cui poco si è detto in questi anni se non in subordine ad altri neofascisti, ben più noti alle cronache, figli di una parte della nostra storia nazionale che si fatica a ricordare e che stenta ad essere correttamente ricostruita.
Ciavardini proviene da una famiglia della piccola borghesia romana, come tanti; il padre è un maresciallo di pubblica sicurezza, la madre una casalinga. Degli altri due fratelli, uno finirà poliziotto sulle orme paterne e un altro funzionario dello Stato. In un’atmosfera quietamente normale, Luigi cresce negli anni Sessanta dell’Italia invasa dal mercato dei consumi di massa ed incontra la politica, giovanissimo, sul finire degli anni Settanta. La militanza nei gruppi dell’estrema destra della capitale, da Terza Posizione ai NAR del temibile gruppo di fuoco Fioravanti-Mambro, lo conduce direttamente all’uccisione dell’agente di polizia Evangelista, di cui è reo confesso, e alla condanna per la partecipazione all’omicidio del giudice Amato. Ma per la strage alla stazione Ciavardini si è sempre dichiarato innocente, nonostante l’accusa di esserne stato uno degli autori materiali, la prima assoluzione, la successiva condanna a trent’anni, il recentissimo annullamento nello scorso dicembre della sentenza della Corte d’Appello del 2002 e il rinvio a nuovo giudizio davanti a diversa sezione della stessa Corte.
Il giudice non riesce ad individuare gli esecutori e nemmeno prova a cercare i mandanti. Le ipotesi si affastellano ed ognuno sostiene con forza la sua nel tentativo di piegare la storia ad una verità continuamente sottratta. Il libro di Semprini ci restituisce la fitta trama di vicende che occupano lo spazio di una memoria sempre meno condivisa dagli italiani alle quali possiamo adesso aggiungere l’ennesima interpretazione. Ma è certo che nemmeno questa volta riusciremo a districare il groviglio delle complicità, delle omissioni e dei silenzi di questa tormentata Repubblica.

Mario Coglitore