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Gianni Flamini – I pretoriani di Pace e Libertà. Storie di guerra fredda in Italia – 2001

Gianni Flamini
Roma, Editori Riuniti, pp. 126, euro 9,30

Anno di pubblicazione: 2001

Il libro di Gianni Flamini ripercorre le vicende dell’organizzazione ?Pace e Libertà? tra l’inizio e la fine degli anni ’50, soffermandosi in particolare sulla figura del suo fondatore, Edgardo Sogno. Flamini, giornalista già autore di diversi volumi su alcuni degli episodi più controversi della nostra storia repubblicana (dal piano Solo ai tentativi eversivi degli anni ’70, dalle stragi alla P2), collega fonti note con le informazioni provenienti dalla documentazione che la magistratura ha sequestrato al Ministero dell’Interno e inviato alla Commissione Stragi. Il risultato è una pubblicazione di facile lettura, che apporta tessere importanti per la conoscenza del movimento voluto da Sogno, ma che appare meno convincente nei suoi collegamenti con gli scenari internazionali della guerra fredda e con quelli italiani caratterizzati prima dalla stagione del centrismo e poi dall’?apertura a sinistra?.
Al di là della storia specifica di ?Pace e Libertà?, comunque, il libro di Flamini è interessante perché approfondisce la matrice istituzionale dell’anticomunismo postbellico. Il movimento nasce infatti a metà del 1951 con l’obiettivo di coordinare le attività, sia governative che private, di propaganda e azione anticomunista. Per alcuni anni gode di una sorta di patrocinio sia da parte del governo italiano, attraverso gli stretti legami con Scelba e Taviani, sia dell’apparato statunitense in Italia, soprattutto nel periodo dell’ambasciatrice Clare Boothe Luce. Evidente è il suo posizionamento ai limiti delle regole democratiche. Come scrive lo stesso Sogno in una lettera del 1° settembre 1955, ?Pace e Libertà vuole essere l’organizzazione, il centro motore e coordinatore della lotta anticomunista per un’azione permanente e conseguente non consentita dal gioco e dalle oscillazioni dei partiti che non può essere affidata né al governo, per la variabilità della composizione e degli atteggiamenti, né a personalità politiche, che difficilmente si assumono l’onere di posizioni di punta? (p. 89). Si tratta di un vero e proprio disegno strategico, concretizzato solo in modo parziale e discontinuo, che mira a definire un’organizzazione privata, semiclandestina e paramilitare. Questa concezione sarà sconfitta nella seconda metà degli anni ’50, quando la politica anticomunista sarà gestita, attraverso strutture come Gladio, direttamente dai servizi segreti o da altri organismi di natura istituzionale.
Su un altro versante il volume conferma come all’interno di questi gruppi, e sempre in nome dell’anticomunismo, sia avvenuta una saldatura fra personalità e ambienti assai distanti tra loro. Accanto a Sogno, ex comandante partigiano e medaglia d’oro della Resistenza, troviamo infatti uomini dal percorso ambiguo, come Luigi Cavallo, personaggi noti per i rilevanti trascorsi fascisti e, soprattutto nell’ultima fase, faccendieri dal dubbio passato. Questi stessi individui, le loro logiche politiche e i loro progetti sopravviveranno alla fine di ?Pace e Libertà? e torneranno alla ribalta nei decenni successivi, contribuendo a formare quel complesso e a volte contraddittorio ?substrato? che è probabilmente alla base dei tentativi eversivi e dello stragismo degli anni ’70.

Antonio R. D’Agnelli