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Giorgia Vittonatto – Il Capanno di Garibaldi. Culto del Risorgimento, memoria locale e cultura politica a Ravenna, introduzione di Roberto Balzani – 2005

Giorgia Vittonatto
Ravenna, Longo Editore, pp. 157, euro 14,00

Anno di pubblicazione: 2005

Questo lavoro, originariamente tesi di laurea, si propone di essere innanzitutto una ricostruzione evenemenziale, come sottolinea Roberto Balzani nelle pagine introduttive. Ne sono oggetto le vicende che coinvolsero, dalla metà dell’Ottocento ai giorni nostri, il capanno che accolse Giuseppe Garibaldi, quando, dopo la caduta della Repubblica romana, si diresse verso Venezia sotto assedio, decidendosi a fuggire poi, morta Anita, dalle truppe austriache che lo braccavano. Da locale di ricovero per la caccia a simbolo sacralizzato, il modesto edificio divenne presto meta di celebrazioni e pellegrinaggi, di cui furono promotori gruppi orgogliosamente legati a una subcultura politica insofferente alle intrusioni e alle assimilazioni con iniziative e ?racconti’ istituzionali. Lo sfondo degli avvenimenti è la zona palustre tra il delta del Po, Comacchio e Ravenna, da cui Garibaldi fu provvidenzialmente aiutato a sconfinare in Toscana attraverso l’Appennino.
La struttura del libro segue le varie tappe della vita dei sodalizi di matrice repubblicana e democratica che si identificarono con quel luogo e con la ritualità e la sociabilità popolare che vi si sviluppò, dopo aver riassunto le tappe della ?trafila garibaldina’ del 1849, una vera catena di solidarietà ? per certi versi prepolitica e parapolitica, ma rivoluzionaria nei fatti ? che offre un significativo spaccato sociale e ambientale.
La ricostruzione può solo attraversare, senza approfondirli, momenti di tensione e di rottura all’interno dei settori antimonarchici di varia ascendenza ? se non altro la guerra di Libia e la campagna interventista ? che furono particolarmente aspri in Romagna; allo stesso modo, al ventennio fascista e al secondo dopoguerra viene riconosciuta una qualche ricaduta all’interno della realtà associativa analizzata, tale da condizionarne l’attività e metterne in discussione la natura stessa. L’ottica e l’attenzione con cui la lunga parabola di questo ?luogo della memoria? viene restituita è debitrice verso le fonti di cui ci si avvale, essenzialmente i documenti prodotti dalla Società conservatrice del Capanno, fortunatamente conservati.
Il capitolo conclusivo esplicita utilmente ciò che era rimasto in precedenza alluso sullo sfondo: vi trovano spazio infatti considerazioni sul culto del Risorgimento e sul rapporto tra memoria ufficiale e retaggi conflittuali legati a eredità politiche, culturali e regionali specifiche; queste riflessioni recuperano certo una tradizione storiografica tutto sommato recente ma già consolidata, hanno tuttavia il pregio di farne dialogare i risultati con un caso a suo modo paradigmatico, in una sorta di reciproca verifica. Una vicenda profondamente radicata in una dimensione locale dunque, rispetto alla quale non si cede però alla tentazione di scivolare nel localismo e di cui si riescono a far intravedere le vitali interazioni ? programmaticamente rivendicate e ricercate dagli stessi protagonisti ? con dinamiche storiche e politiche ben più vaste.

Eva Cecchinato