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Giorgio Cosmacini, Giuseppe Scotti – Francesco Scotti 1910-1973. Politica per amore – 2010

Giorgio Cosmacini, Giuseppe Scotti
presentazione di Arturo Colombo, Milano, FrancoAngeli, 293 pp., € 27,00

Anno di pubblicazione: 2010

È un bel libro, questo su Francesco Scotti, scritto dal figlio Giuseppe e da Giorgio Cosmacini, sulla base dell’archivio di Scotti e di numerose altre fonti. E lo è anche perché la figura che delinea e la vita che descrive sono straordinarie, e al tempo stesso simili alle biografie di altri militanti e dirigenti, antifascisti e comunisti, che hanno arricchito il secolo breve intervenendo in modo attivo nel dipanarsi della storia, col loro eroismo e la loro umanità.La vita di Scotti, intrecciata a quella della sua compagna, Carmen Español, viene ricostruita dall’infanzia a Casalpusterlengo, e dall’antifascismo nato a seguito di un delitto squadrista, all’esperienza da «liceale ribelle», dalla lettura dei testi fondamentali del marxismo, di «Stato operaio» e dell’«Unità», al primo viaggio a Parigi, da cui Scotti ritorna con l’idea di costituire una sezione comunista (ovviamente clandestina) nel suo paese, assieme al fratello e ai fratelli Mirotti. È qui che la sua esperienza si incontra con quella del Pci, che ha appena lanciato la politica della svolta riportando in Italia il centro di gravità del Partito. Seguono l’arresto e gli anni del carcere, che anche per Scotti sono anni di formazione, a contatto con Negarville, Scoccimarro, Secchia, Terracini. Tornato in libertà, Scotti riprende l’attività clandestina; nel 1936 è nella Parigi del Fronte popolare, quindi nella Spagna della guerra civile, nelle file delle Brigate internazionali. Medico per formazione, diventa responsabile sanitario di un settore delle forze repubblicane, quindi commissario politico di brigata e commissario di divisione.Intanto è avvenuto l’incontro con Carmen, che segnerà la vita di entrambi. Conclusasi l’esperienza delle Brigate internazionali, anche Scotti finisce in campo di concentramento, da cui evade con l’aiuto del Partito nel giugno 1939. È tra i compagni scelti per ridare vita al Centro interno, ma la guerra e l’aggravarsi della posizione dei comunisti lo costringono, assieme a Carmen, ai Dozza e ai Sereni, a trascorrere vari mesi nella fattoria di Cabirol, una sorta di «comune agricola» da cui i tre dirigenti ritessono le fila dell’organizzazione. Nel ’42 Scotti è tra i promotori delle prime azioni della Resistenza francese, e con Felice Platone cura le «Lettere di Spartaco». Alla vigilia dell’8 settembre torna in Italia; a Milano organizza i primi Gap. Dal giugno 1944 dirige le formazioni garibaldine del Piemonte; è lui a far scattare l’insurrezione di Torino.Nel dopoguerra Scotti è un dirigente del Pci: segretario della Federazione milanese, tra i più giovani eletti alla Costituente, parlamentare fino al 1968, è molto attivo sui temi dell’antifascismo (in difesa degli ex partigiani, a sostegno agli antifascisti spagnoli, poi contro il neofascismo italiano), entra nel Consiglio mondiale dei Partigiani della pace, cura rapporti internazionali (interessante in particolare il viaggio in America Latina).Né il volume trascura gli aspetti umani della sua vicenda: non solo il legame con Carmen, ma anche quello coi figli, l’amicizia con Lajolo e tutta la rete di rapporti che Scotti strinse durante la sua vita; la vita intensa, piena, ricca, di un comunista del ‘900.

Alexander Höbel