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Giorgio Cosmacini – Il medico giacobino: la vita e i tempi di Giovanni Rasori – 2002

Giorgio Cosmacini
Bari-Roma, Laterza, pp. 254, euro 20,00

Anno di pubblicazione: 2002

Sono numerosi gli spunti d’interesse offerti dalla lettura dell’ultimo lavoro di Giorgio Cosmacini, tanti quanto la complessità del periodo esaminato e soprattutto quanto la poliedricità del protagonista indiscusso della vicenda narrata, il medico Giovanni Rasori (1766-1837). Costui, a cavaliere dei secoli XVIII-XIX, raggiunse ampia fama in Italia e in tutta Europa quale convinto assertore delle teorie mediche dello scozzese John Brown, ma soprattutto come rappresentante di quella sorta di rivoluzione permanente, che incise profondamente sulla società del tempo. La dottrina browniana stessa appariva, al di là dei suoi contenuti teorici, un sistema di pensiero particolarmente congeniale ad affermare, anche nell’insegnamento e nell’esercizio della medicina, quei principi libertari ed egualitari dei quali lo spirito giacobino del Rasori si fece in vita fedele e coerente sostenitore.
Il percorso di lettura proposto appare, dunque, particolarmente interessante proprio per l’indubbia e collaudata capacità di Cosmacini di sovrapporre e intrecciare nell’analisi vari piani di lettura attenti sia agli aspetti storico-scientifici, sia a quelli storico-politico e storico-sociale, tutti accomunati dalla nuova dimensione pubblica assegnata alla medicina e ai suoi operatori. Rasori stesso, sulla base del ritratto costruito da Cosmacini, appare consapevole delle grandi potenzialità insite nel nuovo ruolo e nelle più ampie competenze assegnate al medico.
Il profilo biografico proposto da Cosmacini evidenzia, inoltre, assai opportunamente, altri aspetti percepiti dal Rasori come centrali rispetto al tipo di azione sanitaria che ogni governo ?virtuoso? avrebbe dovuto svolgere: primo fra tutti il riconoscimento della centralità dell’ospedale nel percorso formativo del medico, ma soprattutto come luogo non più di semplice ricovero, sorta di anticamera della morte, ma di vera e propria ?fabbrica della salute?.
Altro aspetto è poi quello statistico. Rasori nei primi anni dell’800 è fra i primi a intuire l’importanza delle cosiddette statistiche mediche come strumento di politica sanitaria. Egli stesso, oltre ad elaborarne alcune, dedicherà al tema dei numeri applicati alla medicina un’importante opera teorica, che circolerà postuma.
Ultimo aspetto di particolare rilievo in questo itinerario lungo la parabola esistenziale del Rasori, anche se evidentemente molti altri ne resterebbero da ricordare, è l’elaborazione di una nuova immagine della malattia. All’interno della cornice teorica browniana, l’infermità non è più pensata né ubicata all’interno di un organo piuttosto che un altro, ma descritta come qualcosa che origina dal cattivo funzionamento dell’intero organismo. In altri termini la malattia assume i contorni di un’alterazione complessiva del corpo umano cui è possibile rimediare solo intervenendo in modo altrettanto globale. Nell’associare ogni stato di infermità ?semplicemente? ad un’alterazione dell’equilibrio delle funzioni vitali, era evidente il tentativo da parte di Rasori e di quanti condividevano la sua impostazione, di sottrarre ogni primato sulle essenze e sull’essere al campo della metafisica e del religioso. Un cambiamento interpretativo radicale, che ancor più che la teoria medica investiva, laicizzandone i contenuti, la cultura stessa della malattia e gli strumenti per combatterla.

Rodolfo Taiani