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Giorgio Galli – Passato prossimo. Persone e incontri 1949-1999 – 2000

Giorgio Galli
Kaos, Milano

Anno di pubblicazione: 2000

L’autobiografia intellettuale di Giorgio Galli, studioso poliedrico ed eccentrico, rappresenta un punto di vista di particolare rilievo su luoghi, persone, tendenze ed evoluzioni della cultura politica italiana del dopoguerra. Il maggiore interesse della sua testimonianza è dato dalla capacità di andare oltre la propria esperienza e il proprio punto di vista, ritraendo in modo non convenzionale uomini e donne (in verità poche) che hanno segnato le culture politiche dell’Italia democratica. Il vantaggio di Galli deriva dal suo essere un intellettuale aperto, irregolare, capace quindi di tessere legami ed esperienze professionali con istituzioni e uomini di diverse appartenenze. Ne deriva un quadro delle culture politiche italiane assai più mobile e articolato di quello che siamo soliti pensare e soprattutto emerge, specie nei primi due capitoli, dedicati agli anni cinquanta e agli anni sessanta, un ritratto vivido di un ceto intellettuale desideroso di sperimentare e di innovare.
Galli inizia la propria esperienza intellettuale come “comunistologo”, autore di una Storia del Pci eterodossa rispetto alla tradizione e alla memoria di sé coltivata dal principale partito della sinistra. Ciò gli ha consentito di entrare in contatto con la diaspora comunista, da Silone a Seniga agli intellettuali usciti nel 1956, dei quali ci restituisce un ritratto non convenzionale, ponendone in evidenza le debolezze e le ossessioni oltreché le speranze, nonché di partecipare all’originale esperienza di collaborazione tra laici e cattolici sviluppatasi attorno a “il Mulino”, uno dei cantieri più fervidi – si pensi al ruolo di Fabio Luca Cavazza – per la preparazione del centrosinistra.
Della partecipazione all’esperienza de “il Mulino” sono alcuni fra i frutti più significativi dell’opera di Galli le ricerche sul sistema politico italiano, a cominciare dalla sua opera più nota, Il bipartitismo imperfetto, insieme con le opere di Giovanni Sartori e di Paolo Farneti un classico della politologia italiana. Rilette oggi, appaiono più una anticipazione dei tratti evolutivi del sistema politico italiano che un’analisi dei caratteri specifici. Non a caso, l’opera conclusiva di questa stagione di studi, uscita alla metà dei settanta, prefigurava il passaggio dal bipartitismo imperfetto alla “possibile alternativa”, percorso che ha contraddistinto, sebbene con modalità non prive di gravi rischi, allora impensabili, e con tempi infiniti, la transizione degli anni novanta.
Nel corso di due decenni, Galli è stato inoltre l’acuto e brillante opinionista di “Panorama”, allorché il settimanale era un esempio di sperimentazione giornalistica e, lungi dall’essere, quale è ora, un house organ degli interessi della proprietà, portava una ventata di area fresca nel giornalismo italiano. Galli dedica ampio spazio a questa collaborazione, avviata con Lamberto Sechi e proseguita con le successive direzioni, fino alla brutale liquidazione avvenuta durante la direzione di transizione di Andrea Monti, fase di passaggio alla integrale berlusconizzazione del settimanale che pure aveva costituito una delle più vivaci officine della carta stampata italiana.

Paolo Soddu