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Giorgio Petracchi (a cura di) – Uomini e nazioni. Cultura e politica estera nell’Italia del Novecento – 2005

Giorgio Petracchi (a cura di)
Udine, Gaspari, pp. 244, euro 9,80

Anno di pubblicazione: 2005

Il volume raccoglie gli atti di un convegno tenutosi a Udine nell’ottobre 2004, dedicato a un tema non facile: quale rapporto esiste tra la cultura di una nazione e la politica estera da essa sviluppata? Tema di arduo svolgimento, sia per la consueta difficoltà di definizione del termine ?cultura?, sia per le ambiguità e le contraddizioni che hanno spesso caratterizzato la politica estera del nostro paese, attraverso le vicende, più o meno tragiche, che ne hanno contrassegnato la storia. I saggi raccolti, di varia ampiezza e importanza, spaziano sul lungo periodo, dalla formazione della politica estera postunitaria alla prima Repubblica. Nella difficoltà di rintracciare il denominatore comune che dovrebbe caratterizzare la politica estera (dall’interesse all’identità nazionale, cui pure dedicano interessanti, ma forse troppo concise osservazioni Sergio Romano e Gian Enrico Rusconi), i saggi meglio riusciti mi sembrano quelli che tentano di analizzare la cultura (nel senso di categorie adottate, di visione del mondo utilizzata) dei ?tecnici? della politica estera, i diplomatici (Monzali per l’età liberale e fascista, Tosi e poi Maurizio Serra sulle scelte del periodo repubblicano) o dei partiti alle prese con le questioni di politica internazionale (Formigoni sulla Democrazia cristiana, Aga Rossi e Zaslavsky sulla sinistra italiana ? in realtà identificata esclusivamente con il PCI ?, Pons sullo stesso PCI dal ’68 all’89, Parlato sul complesso mondo della destra tra isolamento e atlantismo) o, infine, degli USA nei confronti del sistema politico italiano (Del Pero). Rimane sempre l’impressione di una materia sfuggente, nei confronti della quale l’interesse si è andato indubbiamente ampliando, ma che fatica (per una serie di limiti strutturali) a superare la consueta dialettica politica interna-politica estera, tanto più se parliamo del fattore culturale, per il quale (come sottolinea Giorgio Petracchi nella sua introduzione) sono sempre mancate le condizioni favorevoli affinché ?varcasse l’ambito specialistico, circolasse e trovasse consenso nel paese per divenire parte integrante di una piattaforma politica e quindi strumento di politica estera? (p. 10). Finisce quindi, in quest’ottica, per destare poco stupore che ciò sia storicamente riuscito (anche se, ancora una volta, bisognerebbe intendersi sull’utilizzo del termine ?cultura??) a pochi gruppi attivi, vociferanti e ben organizzati, come nel caso dei nazionalisti, la cui influenza fu determinante (o, almeno, tentò di esserlo) per tutto il periodo fascista (è il caso della rivista «Politica» di Francesco Coppola, studiata da Danilo Breschi alle pp. 44-67).

Giovanni Scirocco