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Giorgio Spini – Italia liberale e protestanti – 2002

Giorgio Spini
Torino, Claudiana, pp. 424, euro 29,50

Anno di pubblicazione: 2002

Il nuovo lavoro di Giorgio Spini è il seguito dell’opera Risorgimento e protestanti, pubblicata nel 1956 e più volte aggiornata dallo storico fiorentino. Di pari originalità e respiro, sia per il periodo preso in esame sia per la profondità di trattazione, il volume presenta un quadro del protestantesimo italiano nel contesto della società e dei filoni della cultura nazionali. Negli anni decisivi della storia nazionale che vanno dalla presa di Porta Pia alle origini del fascismo, l’Italia liberale non prestò attenzione alla componente protestante, che si era ormai in buona misura integrata nella storia politica e sociale della nuova Italia. Nonostante gli sforzi dei protestanti per rendersi visibili e per sconfessare la tesi che li presentava come un corpo estraneo nella società italiana, rimasero largamente ignorati e ?invisibili’; neppure l’appartenenza di personalità di spicco del protestantesimo italiano alla massoneria, che rappresentò un tentativo di uscire dal ristretto ambito ecclesiale per assumere responsabilità politiche e sociali verso il paese, riuscì a renderli più visibili.
Nella prima parte, l’autore sottolinea come la cultura filosofica e letteraria italiana si interessò agli epigoni d’oltralpe della Riforma senza curarsi di quelli del suo stesso paese, come se questi neppure esistessero; nella seconda, l’attenzione si sposta sul dialogo intenso e profondo, anche se indubbiamente complesso e difficile, che si instaurò fra la cultura nazionale cattolica e laica e il mondo protestante italiano. In seguito, questo dialogo porterà anche al formarsi di una piattaforma comune tra cattolici modernisti e protestanti, che costituirà poi la base del movimento ecumenico.
Nel quadro dello Stato liberale, fra le spinte innovatrici e la reazione conservatrice che troverà la sua piena realizzazione nel fascismo, l’evangelismo italiano si presentava con un notevole grado di omogeneità sul piano dottrinale e spirituale, ma anche con contraddizioni che sul piano istituzionale e organizzativo ne procuravano invece la frattura. Nonostante i tentativi di avvicinamento, esso rimase frazionato nelle varie componenti (da quella originaria valdese alle chiese libere del Risveglio e a quelle legate all’opera di missioni protestanti straniere) e come tale propose il proprio discorso spirituale e culturale nel confronto con la cultura cattolica e laica.
Spini colloca la storia degli evangelici italiani sia all’interno di quella dell’Italia sia nel più ampio contesto storicoculturale internazionale dell’area della Riforma protestante. Così facendo, l’autore prende le distanze dalla concezione del protestantesimo italiano subalterno alla cultura francese e ne mette in evidenza i contatti e i legami non solo con il protestantesimo europeo, continentale e britannico, ma anche con quello degli Stati Uniti.
L’opera termina con la riflessione di Piero Gobetti sulle conseguenze della mancanza nella storia italiana di una Riforma religiosa, premessa necessaria ad una riforma civile, e la comparsa di una posizione esplicitamente neo-calvinista e antifascista ad opera di Giuseppe Gangale e del suo periodico ?Conscientia?. La pubblicazione, nel 1925, di Rivoluzione liberale di Gobetti e Rivoluzione protestante di Gangale segna l’inizio di una nuova fase del protestantesimo italiano, la cui storia deve ancora essere scritta.

Massimo Rubboli