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Giorgio Trevisan – Memorie della Grande guerra. I monumenti ai caduti di Verona e provincia – 2005

Giorgio Trevisan
Sommacampagna (Vr), Cierre edizioni, pp. 99, euro 10,00

Anno di pubblicazione: 2005

Il volume di Trevisan, riccamente illustrato, si inserisce in una ormai non poco affollata serie di studi che indagano il processo di monumentalizzazione della Grande guerra, quale si è venuto determinando con caratteristiche sue specifiche nel nostro paese durante l’arco degli anni che vanno dalla conclusione del conflitto al fascismo. La ricerca da tempo si è indirizzata all’analisi delle situazioni provinciali o regionali, avendo individuato nel confine di quell’unità amministrativa o di quell’ambito territoriale la dimensione più proficua entro la quale procedere alle necessarie catalogazioni e agli eventuali raffronti, per giungere infine alla formazione di un quadro il più possibile generale e completo del fenomeno esteso sull’intera superficie nazionale.
Scandagliando la provincia di Verona, l’autore getta luce su un’area particolarmente interessante per una serie di motivi che la rendono unica nel panorama generale delle amministrazioni dell’epoca: la forte presenza cattolica con l’attività di un clero assai vivace, da un lato; dall’altro, un movimento socialista diviso tra un’ala moderata, sostenitrice dell’amministrazione comunale, e un’ala radicale prevalente in provincia; e ancora, una non comune ricchezza d’informazione, dovuta alla presenza di più organi di stampa, rispecchianti diversi orientamenti politici e ideali, quali «L’Arena», il «Corriere del mattino», la «Verona del popolo», il «Bollettino ecclesiastico veronese».
Sono essenzialmente queste fonti giornalistiche a fornire all’autore la documentazione per una panoramica che ricostruisce le vicende monumentali in onore dei caduti: 262 fra monumenti, lapidi e targhe per un fenomeno che fu assai precoce: una targa fu infatti apposta nel cortile della scuola ?Paolo Caliari? già nel 1916 a ricordo dei primi studenti uccisi, mentre l’ultima campagna monumentale è del 1938, con un picco raggiunto nel 1921. Il volume tenta anche un’indagine tematica e tipologica dei manufatti, giungendo alla conclusione secondo la quale sarebbe individuabile una maggiore presenza della figura femminile (la personificazione dell’Italia, della patria, della vittoria, della donna dolente) nelle opere inaugurate prima dell’avvento del fascismo e, invece, quella di maschie figure di guerrieri e soldati primeggianti in modo indiscusso durante tutti gli anni del regime. L’analisi linguistica delle epigrafi mostra, da parte sua, un certo sforzo di occultamento della morte, ammantata dalla retorica che ne edulcora il significato tragico, a favore dell’esaltazione emotiva del rapporto filiale tra il caduto e la comunità di cui è espressione. Chiudono il volume due sezioni: la prima costituita dal catalogo dei monumenti ? con l’indicazione, oltre che del luogo e della tipologia, anche, laddove è possibile, della data di inaugurazione e dell’autore; la seconda che raccoglie alcune biografie degli artisti più importanti, tutti locali, tra i quali spiccano Ruperto Banterle, Ruggero Dondè, Ettore Fagiuoli, Eugenio Prati.

Bruno Tobia