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Giorgio Vecchio – Lombardia 1940-1945. Vescovi, preti e società alla prova della guerra – 2005

Giorgio Vecchio
Brescia, Morcelliana, pp. 657, euro 40,00

Anno di pubblicazione: 2005

La storiografia sulla Chiesa e il mondo cattolico nei drammatici anni della seconda guerra mondiale ha di recente conosciuto significativi cambiamenti, anche per la continua disponibilità di nuova documentazione. Questo però ha obbedito a una certa casualità, che ha fatto di molti studi, pur apprezzabili e importanti, altrettante analisi di problemi specifici. Ora il fondamentale lavoro di Giorgio Vecchio giunge a una considerazione unitaria per un’area cruciale come quella lombarda, al termine di un lungo periodo di ricerca in decine di archivi pubblici ed ecclesiastici, formulando un quadro d’insieme e mettendolo a confronto con il dibattito che su questi temi ha investito la dimensione civile non meno di quella religiosa. L’esame delle fonti ? amplissime, della più diversa natura e oscillanti fra ripetitività e silenzi, come osserva l’autore ? rispecchia un duplice criterio. Il primo è quello di prendere in esame l’intero territorio regionale, senza una prospettiva incentrata su Milano o sui capoluoghi ma muovendosi dall’Oltrepò pavese alle Alpi e dalla pianura alla zona dei laghi, secondo la peculiare articolazione diocesana della Lombardia. L’interlocutore è davvero rappresentato da una ?società’ colta nella sua interezza: di essa, ed è il secondo criterio che bisogna sottolineare, si vuole cogliere la ?coralità’ dell’esistenza quotidiana, del vissuto religioso, del ruolo delle donne, che consentono di capire le risposte date alla guerra e alla crisi del regime fino all’occupazione tedesca e infine alla Liberazione. Il volume, nei suoi dieci capitoli, parte dagli anni Venti e Trenta, con un bilancio critico fra ?consensi e dissensi? nei confronti del fascismo. Esaminando le diverse situazioni, si sottolineano i momenti di un’iniziale e non episodica opposizione, ma al tempo stesso l’avvicinamento al regime nell’entusiasmo seguito alla Conciliazione e nella ripresa di temi patriottici. Si tratta però di un atteggiamento che conosce limiti invalicabili nella difesa dell’associazionismo, nella concezione della moralità pubblica, nel rifiuto di ogni deriva razzistica dopo il 1938 (anche alla luce di un precedente ?antiebraismo? a proposito del quale vengono fatte osservazioni molto persuasive). Con l’entrata in guerra, l’avversione al conflitto caratteristica dei primi mesi e l’appoggio alla causa polacca cedono il campo alla lealtà e al senso del dovere, ma con una forte sottolineatura della componente religiosa, una costante invocazione alla pace e soprattutto una freddezza che non sfugge alle autorità fasciste. Ed è il terreno sul quale matura il tempo delle scelte decisive dal 1943 in avanti, quando l’episcopato si fa sostenitore di una linea e di un’azione pastorale al cui interno si colloca naturalmente ? in contrasto con minoritarie voci di appoggio al regime ? l’opera del clero e dei laici in favore dei più deboli, dei perseguitati, degli ebrei, in sintonia e molto spesso in rapporto diretto con la Resistenza. Una stagione di fede vissuta e di amore per la libertà trova qui, in pagine partecipi e avvincenti, una ricostruzione di grande valore.

Edoardo Bressan