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Giovanna D’Amico, Brunello Mantelli (a cura di) – I campi di sterminio nazisti. Storia, memoria, storiografia – 2003

Giovanna D’Amico, Brunello Mantelli (a cura di)
Milano, Franco Angeli, pp. 277, euro 27,50

Anno di pubblicazione: 2003

Avrebbe fatto comodo una ricostruzione più ampia ed esplicita di motivazioni e finalità che hanno presieduto a questa raccolta di saggi, peraltro tutti di grande pregio e interesse. I due saggi introduttivi di Collotti e Mantelli, infatti, erano già stati pubblicati come atti del convegno tenutosi a Genova nel 2001 (Lager, totalitarismo, modernità, Milano, Bruno Mondadori, 2002). Riproporre questi saggi importanti, che fanno il punto sulla letteratura più recente meno nota al lettore italiano, è legittimo e anzi meritorio. Basta dirlo. L’aspetto di maggiore novità della raccolta è peraltro rappresentato dall’intreccio tra memorialistica, letteratura e storiografia che ricorre nei saggi di Cavaglion, Maida (sull’infanzia nei lager), Lovatto e Bravo. Comune a questi contributi è il superamento delle pregiudiziali negative sulla possibilità stessa dell’arte dopo Auschwitz (espresse da maestri indiscussi come Adorno e Wiesel) e la delineazione di un terreno di impegno critico che si trova a fronteggiare una produzione artistica e memorialistica in costante aumento dagli anni Novanta. Wiewiorka ripropone le scansioni temporali ? già ripercorse nel suo libro L’età del testimone ? dei cicli della memoria che dopo il 1945 hanno accompagnato storia e memoria della Shoah. La svolta del 1961 (con il processo Eichmann e la prima edizione del lavoro di Hilberg) continua ad essere un crinale decisivo: si supera allora un paradigma assimilazionista che fin allora ha diluito le specificità dello sterminio entro i crimini del nazismo e la glorificazione della Resistenza. Al tempo stesso Wiewiorka ? al pari di quanto ha sostenuto Novick a proposito del contesto statunitense ? segnala la rinnovata presenza della memoria della Shoah nella vita civile come un possibile sostituto (e antidoto) di altre identità religiose o politiche progressivamente venute meno nel corso del tempo. Il saggio di Traverso si segnala così per la consueta capacità di restituire appieno lo spessore problematico e aperto della ricerca, rendendo il tema della Shoah sempre cruciale e scabroso, mai suscettibile di una pacifica e consolatoria imbalsamazione. Segnalo un piccolissimo errore di dettaglio (p. 55 n. 10) ? il battaglione 101 studiato da Browning non appartiene alle Einsatzgruppen ma alla Polizia Ordinaria nazista e non è quindi composto da SS: il che rende i suoi crimini ancor più significativi ? soltanto in omaggio proprio a questo spessore non semplificatorio. Pätzold e Germinario analizzano invece altri capitoli di questo incontro tra storia e memoria. Il primo si concentra sui musei dei lager nella DDR e sulla persistenza di quel paradigma assimilazionista che continua a confondere la persecuzione antiebraica con la repressione degli oppositori politici, ma si diffonde anche sulle polemiche suscitate nel 1995 dalla ricerca diretta da Niethammer sui kapo comunisti del lager di Buchenwald. Il secondo condensa i risultati dei propri studi sul negazionismo italiano: quello parziale e venato di antisemitismo di autori di destra come Pisanò, quello esplicito e proteso all’identificazione tra democrazia e nazismo di autori di sinistra come Mattogno.

Giovanni Gozzini